sabato 10 dicembre 2016

Beato chi non si scandalizza di me


Sulla sommità del monte artificiale l'Herodion,
il palazzo-fortezza di Erode il Grande
dove fu decapitato Giovanni Battista
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11, 2-11)

Giovanni il Battista, il più grande fra tutti gli uomini! Ha vissuto per il Messia, lo ha atteso, lo ha sperato e infine l’ha riconosciuto. L’ha proclamato “Agnello di Dio”, ha capito che avrebbe portato su di te i peccati nostri e quelli di tutto il mondo. Lo ha additato, ha indirizzato a lui i suoi discepoli, si è messo da parte per lasciargli tutto il posto.
Lui che incantava le folle, lui a cui accorrevano tutti, gente semplice, studiosi, soldati, ora è nella solitudine, nel silenzio, nell’oscurità di un sotterraneo, prigioniero nell’Herodion, il palazzo-fortezza che il re Erode il Grande ha fatto costruire ai confini del deserto di Giuda. Sa che Gesù ha preso il suo posto. La gente ora va da Gesù, come prima andava da lui. Era quello che lui aveva voluto. Ma quanto è diverso il comportamento del Messia da come egli se lo era immaginato. Lo pensava intento a giudicare con severità, a dividere il grano dalla paglia, a incenerire i peccatori come si brucia la paglia.
Gesù invece non si comporta come lui. Il Battista viveva nel deserto, in maniera austera. Gesù invece sta con poveri e prostitute, peccatori e pubblicani, mangia alla loro tavola, va alle feste di nozze, lo dicono “magione e beone”. È mite e umile di cuore, non spegne la lucerna fumigante e non spezza la canna incrinata. Va incontro a tutti perché non è venuto a condannare ma a salvare ciò che era perduto.
Nel Battista sorge il dubbio: “Sei proprio tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. È la sua notte oscura.

Ognuno di noi, in base a quanto ci hanno insegnato o all’esperienza vissuta, immagina Dio in un certo modo, si fa una sua idea di lui, si aspetta che egli si comporti in una determinata maniera. Dio invece è sempre imprevedibile e prima o poi si presenta a noi con modalità inaspettate. Quante volte, ad esempio, sentiamo dire o verrebbe da dire anche a noi: “Se io fossi Dio farei, direi…”. Dovrebbe comportarsi come pensiamo noi, nella nostra vita dovrebbe presentarsi come a noi sembrerebbe meglio… Lo vorremmo diverso, secondo i nostri gusti. Com’è difficile riconoscerlo quando arriva in modi che noi non ci aspettiamo: “Sei proprio tu? Oppure dobbiamo aspettare un altro? Dobbiamo cercare altrove?”.
Anche a noi Gesù ripete: “Beato colui che non trova in me motivo di scandalo!”. Beato chi lo sa accogliere così come è, così come si presenta, anche nelle prove della vita, nei dolori, nelle contrarietà. Beato chi lo riconosce nei misteriosi disegni del suo amore infinito, anche quando a noi sembrano assurdi, incomprensibili. Questi è il vero “piccolo” del regno dei cieli.


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