Ultimo
giorno indiano, il primo senza impegni. Judy decide per visitare uno slam, io alcuni
templi, uno per ogni religione. Non posso visitare il Tempio del fuoco dei
Parsi, precluso a chi non fa parte della religione zoroastriana.
Scendo
comunque a sud di Mumbai per iniziare con un tempio indù. Mi guida un giovane
indù. La vicinanza del templio è evidente dall’intensificarsi dei negozietti
con le offerte votive: fiori di loto, noci di cocco, ghirlande di fiori, dolci.
I devoti le comprano per offrirle alle tre dee del panteon indù, moglie della
trinità indiana. Lungo l’ultimo tratto occorre togliersi le scarpe e procedere scalzi.
La folla si intensifica fino a diventare una fiumana, e non è un giorno di
festa… ma sono tanti gli abitanti di Mumbai! Le due file separate di uomini e
di donne si ricongiungono davanti alle divinità in una calca festosa e
silenziosa insieme. Donano ai bramini le offerte e le riprendono in ritorno,
benedette. Le tre dee hanno occhi grandi: ognuno vuole essere guardato dalla
divinità; e hanno quattro mani ciascuna, perché la benedizione sia più
abbondante…
Come ogni
tempio che si rispetta anche quello di Mahalaxmi ha la sua storia, che culmina
con un uomo che sogno la statua della dea nel vicino mare, e la trova veramente
tra le acque della baia; ad essa verrà costruito il santuario.
Uscendo,
sulla strada una donna accudisce due mucche: si può comprare un po’ erba da
dare agli animali, oppure basta semplicemente toccarli per avere la
benedizione; la mucca è come una mamma, dà il latte, il sostentamento…
Dal tempio
indù alla moschea di Haji Ali Dargah, anch’essa con la bella storia di un ricco
mercante, da cui essa prende nome, che, dopo aver tutto venduto ed aver
compiuto vari prodigi come tutti i santi, muore; mentre viene trasportato verso
la Mecca la cassa cade in mare e miracolosamente giunge sull’isoletta di Mumbai,
dove adesso è custodito e venerato il corpo del santo.
Negozi e
bancarelle cambiano di oggetti, ma avvicinarsi alla lunga passerella che
congiunge la terra ferma all’isoletta provoca la stessa esperienza che per il
tempio indù. È un via via continuo. Mentre ci si avvicina alla moschea, sui
bordi del camminamento giacciono decine di malati, sciancati, ciechi che chiedono
compassione e salmodiano il Corano. Una volta entrati occorre toccare la tomba
del santo, pregare, sedere, semplicemente stare: siamo in un luogo benedetto e
la benedizione va assorbita. Attorno non mancano i piccoli punti di ristoro,
come in ogni santuario che si rispetti.
Ora è la
volta del tempio giainista. Cambio ci scena. Non ci sono bancherelle, i fedeli
sono pochissimi, il silenzio assoluto, interrotto soltanto dai rari tocchi di
campana suonati da chi entra nella stanza centrale, che io posso guardare
soltanto da fuori. Questa volta è un giovani giainista, che ha interrotto il
lavoro nella sua gioielleria ed è corso per spiegarmi filosofia e rituali di una
religione che egli asserisce essere la più antica di tutte (ma anche gli altri
dicono altrettanto). Nel cortile alcune monache vestite con l’abito bianco, l’unico
che possiedono, danno un senso ancor più intenso alla vita del tempio: si
consacrano per tutta la vita con voti di verginità, sincerità, distacco,
povertà, generosità; cambiano spesso da un tempio all’altro portando con sé
quasi niente, dedite alla lettura dei testi sacri, alla meditazione, all’istruzione
religiosa. Ricordo quando anni fa ne vidi partire due, una giovane e una
anziana su una sedia a rotelle, accompagnate per un tratto da un gruppo di
donne… adempievano davvero il loro voto di distacco.
Quarto
tempio: il santuario della Madonna del monte, e sono nel cristianesimo! La
gradinata che porta alla chiesa è stata costruita da un Parsi che ha attenuto
una grazia dalla Madonna! Come con i templi indù e musulmano, anche qui il
santuario è circondato da banchi non ghirlande di fiore, candele colorate e –
cosa nuova – piccoli oggetti di plastica raffiguranti una casa, un ufficio, un
passaporto, una gamba, un braccio, un bambino, delle monete… un ex voto
anticipato, secondo la grazia che si vuole domandare alla Madonna.
La chiesa
è piena di persone che pregano, e anche qui è un giorno qualsiasi. Vi sono molti
indù. Qui vale proprio la pena pregare il rosario… quello cristiano.
Che grande
Paese l’India, che atteggiamento inclusivo! C’è posto e accoglienza per ogni cultura
e religione. Quale altro Paese offre due giorni di festa ad ogni religione? Due
feste anche per i cristiani – Natale e Venerdì santo – che sono appena il 2%, e
in questi due giorni sono chiuse scuole, uffici pubblici, banche… Altro che
abolizione delle feste religiose per rispetto delle altre religioni; piuttosto rispetto
per le altre religioni celebrando tutti insieme le feste le une delle altre.
Penso che
Maria qui abbia proprio da fare! È la Madre, venerata dai fedeli di tutte le
regioni, e può abbracciare tutti i suoi figli; tutti, anche Parsi e Indù,
Giainisti e Musulmani, senza escludere naturalmente i Cristiani; è proprio Madre
di tutti e tutti può unirli in un’unica famiglia.
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