giovedì 29 dicembre 2016

India: 4 templi per 4 religioni, con Madre comune


Ultimo giorno indiano, il primo senza impegni. Judy decide per visitare uno slam, io alcuni templi, uno per ogni religione. Non posso visitare il Tempio del fuoco dei Parsi, precluso a chi non fa parte della religione zoroastriana. 

Scendo comunque a sud di Mumbai per iniziare con un tempio indù. Mi guida un giovane indù. La vicinanza del templio è evidente dall’intensificarsi dei negozietti con le offerte votive: fiori di loto, noci di cocco, ghirlande di fiori, dolci. I devoti le comprano per offrirle alle tre dee del panteon indù, moglie della trinità indiana. Lungo l’ultimo tratto occorre togliersi le scarpe e procedere scalzi. La folla si intensifica fino a diventare una fiumana, e non è un giorno di festa… ma sono tanti gli abitanti di Mumbai! Le due file separate di uomini e di donne si ricongiungono davanti alle divinità in una calca festosa e silenziosa insieme. Donano ai bramini le offerte e le riprendono in ritorno, benedette. Le tre dee hanno occhi grandi: ognuno vuole essere guardato dalla divinità; e hanno quattro mani ciascuna, perché la benedizione sia più abbondante…
Come ogni tempio che si rispetta anche quello di Mahalaxmi ha la sua storia, che culmina con un uomo che sogno la statua della dea nel vicino mare, e la trova veramente tra le acque della baia; ad essa verrà costruito il santuario.
Uscendo, sulla strada una donna accudisce due mucche: si può comprare un po’ erba da dare agli animali, oppure basta semplicemente toccarli per avere la benedizione; la mucca è come una mamma, dà il latte, il sostentamento…
  
Dal tempio indù alla moschea di Haji Ali Dargah, anch’essa con la bella storia di un ricco mercante, da cui essa prende nome, che, dopo aver tutto venduto ed aver compiuto vari prodigi come tutti i santi, muore; mentre viene trasportato verso la Mecca la cassa cade in mare e miracolosamente giunge sull’isoletta di Mumbai, dove adesso è custodito e venerato il corpo del santo.
Negozi e bancarelle cambiano di oggetti, ma avvicinarsi alla lunga passerella che congiunge la terra ferma all’isoletta provoca la stessa esperienza che per il tempio indù. È un via via continuo. Mentre ci si avvicina alla moschea, sui bordi del camminamento giacciono decine di malati, sciancati, ciechi che chiedono compassione e salmodiano il Corano. Una volta entrati occorre toccare la tomba del santo, pregare, sedere, semplicemente stare: siamo in un luogo benedetto e la benedizione va assorbita. Attorno non mancano i piccoli punti di ristoro, come in ogni santuario che si rispetti.

Ora è la volta del tempio giainista. Cambio ci scena. Non ci sono bancherelle, i fedeli sono pochissimi, il silenzio assoluto, interrotto soltanto dai rari tocchi di campana suonati da chi entra nella stanza centrale, che io posso guardare soltanto da fuori. Questa volta è un giovani giainista, che ha interrotto il lavoro nella sua gioielleria ed è corso per spiegarmi filosofia e rituali di una religione che egli asserisce essere la più antica di tutte (ma anche gli altri dicono altrettanto). Nel cortile alcune monache vestite con l’abito bianco, l’unico che possiedono, danno un senso ancor più intenso alla vita del tempio: si consacrano per tutta la vita con voti di verginità, sincerità, distacco, povertà, generosità; cambiano spesso da un tempio all’altro portando con sé quasi niente, dedite alla lettura dei testi sacri, alla meditazione, all’istruzione religiosa. Ricordo quando anni fa ne vidi partire due, una giovane e una anziana su una sedia a rotelle, accompagnate per un tratto da un gruppo di donne… adempievano davvero il loro voto di distacco.

Quarto tempio: il santuario della Madonna del monte, e sono nel cristianesimo! La gradinata che porta alla chiesa è stata costruita da un Parsi che ha attenuto una grazia dalla Madonna! Come con i templi indù e musulmano, anche qui il santuario è circondato da banchi non ghirlande di fiore, candele colorate e – cosa nuova – piccoli oggetti di plastica raffiguranti una casa, un ufficio, un passaporto, una gamba, un braccio, un bambino, delle monete… un ex voto anticipato, secondo la grazia che si vuole domandare alla Madonna.
La chiesa è piena di persone che pregano, e anche qui è un giorno qualsiasi. Vi sono molti indù. Qui vale proprio la pena pregare il rosario… quello cristiano.

Che grande Paese l’India, che atteggiamento inclusivo! C’è posto e accoglienza per ogni cultura e religione. Quale altro Paese offre due giorni di festa ad ogni religione? Due feste anche per i cristiani – Natale e Venerdì santo – che sono appena il 2%, e in questi due giorni sono chiuse scuole, uffici pubblici, banche… Altro che abolizione delle feste religiose per rispetto delle altre religioni; piuttosto rispetto per le altre religioni celebrando tutti insieme le feste le une delle altre.
Penso che Maria qui abbia proprio da fare! È la Madre, venerata dai fedeli di tutte le regioni, e può abbracciare tutti i suoi figli; tutti, anche Parsi e Indù, Giainisti e Musulmani, senza escludere naturalmente i Cristiani; è proprio Madre di tutti e tutti può unirli in un’unica famiglia.


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