venerdì 30 dicembre 2016

India: il Sole che splende


All’aeroporto di Mumbai, uno dei più belli dell’Asia, completamente rinnovato da poco tempo, in attesa di spiccare il volo, vediamo sorgere il sole in un globo di fuoco rosso.
A Dehli, mentre fuori la foschia rabbuia il cielo lattiginoso, il sole splende all’interno dell’aeroporto: il dio Sole, con i 24 raggi delle 24 ore del giorno (il dio risplende sempre, anche di notte!), con le 60 fiammelle che ardono una per ogni minuto (ogni attimo esiste perché raggio della sua luce). Un simbolo del nostro Natale, quando Cristo sorge, sole senza tramonto, Luce del mondo, che splende nelle tenebre.

Il tempo, che è galantuomo, nel viaggio di ritorno ci restituisce il giorno che si è preso venendo. Una lunga giornata di viaggio, col sole che ci accompagna, fin quando il tramonto si prolunga per quasi tre ore nel vasto orizzonte.  Sul velluto nero che copre la terra si posa leggero il nastro di luce con rapide graduali cromature che salgono dal rosso porpora all’arancio, giallo, verde, azzurro, blu intenso. La luna si annuncia discreta con appena un segno sottile. In basso il manto nero inizia a intessersi di mille fili d’oro: le città disegnano arazzi di astratte figure.






Che giorni intensi e ricchi di vita! Mentre mi preparavo al viaggio India ero esitante, mi sembrava una missione al di là delle mie capacità. Pochi giorni prima di partire mi è venute in cuore le parole di Paolo: «Quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza» (1 Cor 2, 1-4).
Poi, alla partenza, la prima lettura della liturgia, quasi fosse riferita ai nostri amici Indù: «Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, (…) li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. (…) Io ne radunerò ancora altri, oltre quelli già radunati» (Is 53, 6-8). Forte della Parola di Dio e contando sulla preghiera di tanti e sull’unità con Judy sono partito sicuro.
Durante il volo per l’India l’ufficio delle letture, che parlava di Dio che sceglie il re Ciro per compiere la sua opera, mi ha lanciato un ulteriore messaggio: se io sceglie una persona fuori del suo popolo per affidargli una missione, non può rivolgersi anche a Indù e Parsi, Musulmani e Giainisti? Chi può dire a Dio come deve operare, o accorciare il suo braccio?
A Roma mi attende la cupola di san Pietro, che appare fedele nella notte dalla finestra di casa. Con le larghe braccia del colonnato può accogliere tutti.


Nessun commento:

Posta un commento