lunedì 17 ottobre 2016

Sophia e la Scuola Abbà


«Era il novembre 1973. Durante una lezione in cui si trattava delle equazioni di Maxwell e della teoria del campo elettro-magnetico, a un certo punto la mia mente si è staccata dalla lezione e, tutto a un tratto, dentro di me ho avvertito, senza ascoltarla con i sensi fisici, la domanda: “Paul, chi sei?”. Sperimentai in un lampo che l’infinito che cercavo nell’universo della relatività e l’infinitesimo delle particelle che tentavo di capire e raggiungere attraverso le equazioni della meccanica quantistica, proprio quell’infinito, era prima di tutto dentro di me. In un “flash”, come un fulmine, ho sperimentato che tutto l’universo, le stelle, le galassie, gli atomi e io eravamo uno».
Così Paul O’Hara, ordinario di ontologia e razionalità scientifica e direttore della cattedra Piero Pasolini, ha iniziato la prolusione con cui si è inaugurato l’anno accademico dell’Istituto Universitario Sophia.
Una mattinata di gioia e di luce, con gli studenti che cantano l’inno, i saluti, la relazione del Preside… Al nono anno di vita il giovane istituto universitario appare già maturo e si apre a sempre nuove iniziative, in una crescita costate e creativa.


È la prima volta che partecipo a questo atto accademico. Lo faccio in rappresentanza dell’intera Scuola Abbà, di cui sono responsabile. Un atto dovuto, ma non per questo meno sentito e di sincera partecipazione.
Sophia, in un certo senso, è il frutto della Scuola Abbà. Il primo corpo professorale è uscito dalle sue file e anche adesso tre membri ne fanno parte.
Due entità distinte e autonome, con statuti propri e missioni differenti. Eppure unite dal medesimo ethos, chiamate a lavorare sempre più insieme per creare una cultura dell’unità.


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