“Quando
il Figlio dell’uomo tornerà troverà la fede sulla terra?”
Era
rimasto colpito da queste parole di Gesù. Gli parvero un grido d’angoscia, non
una sfida; un appello accorato. Ne era quasi atterrito. Paolo alla fine della
vita poteva dire di avere conservato la fede, ma lui, Pafnunzio, avrebbe
custodito il tesoro fino all’ultimo? Avrebbe avuto la fede quando, d’improvviso,
si sarebbe visto davanti il Figlio dell’uomo?
L’avrebbe
riconosciuto al suo arrivo? Gli sarebbe occorsa proprio la fede, intelligenza
del cuore, sguardo puro che sa vedere ciò che veramente è… Lasciarsi penetrare
dal Mistero, dalla Verità, da Dio stesso. Accoglierlo e lasciarlo vivere in sé,
vivere di lui. Non era questa la fede?
Allo
stesso tempo era incantato nell’ascoltare quelle parole, pensava al desiderio di
tornare che il Figlio dell’uomo manifestava; voleva tornare proprio sulla
terra, nella fisicità dei luoghi che gli erano noti, sui quali aveva camminato.
Aveva dunque nostalgia della sua terra, di me? Pensò apa Pafnunzio.
“Quando tornerai – prese a dirgli con la sua preghiera
semplice – vorrei che mi trovassi a pensare a te, a viverti, a parlarti. Vorrei…
e già ci sei, presenza nuova, piena.
“Quando
verrai, Gesù? Ora? In questo momento? In ogni momento?
“Vieni, Signore
Gesù. Vieni.
“Ti
aspetto… nella fede”.
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