700 x 200 non fa 140.000, ma fa festa! Siamo 700 persone, da tutta Italia, convenuti a Sacrofano, nella bella campagna romana, per festeggiare i duecento anni della nascita degli Oblati.
Tre giorni di eventi, comunione di esperienze, spettacoli, preghiera per ringraziare Dio di aver donato alla Chiesa questa grande famiglia carismatica, che da duecento anno cerca di portare ovunque l'annuncio del Vangelo, pur nella povertà dei mezzi e nella semplicità della vita.
Un pungo di Oblati e tantissimi laici che con loro condividono il carisma, la spiritualità, la missione.
In tante altre parti del mondo quest'anno si sono tenuti analoghi momenti celebrativi, ora è la volta dell'Italia.
Gli
arrivi segnano già l’avvio della festa. Il primo effetto è la percezione di
fare parte di un grande famiglia. Con alcuni ci frequentiamo, con altri ci
incontriamo dopo anni. Fra tutti c’è il “riconoscimento”, immediato e bello, non
soltanto perché ci siamo conosciuti in
tante occasioni, ma perché sentiamo scorrere lo stesso sangue.
La serata
di sabato è affidato ai giovani dell’MGC. Ci raccontano la loro esperienza
all’MGC di Cracovia, cantano le loro canzoni, giovano e ci fanno giocare. Livello
artistico scarso, ma nessuno lo pretende, sono semplicemente i nostri giovani,
siamo a casa, tra di noi, ci piace il clima familiare, la gioia semplice e
vera, la festa che ci coinvolge.
Il cuore
della domenica mattina è la conferenza dello storico e biblista Andrea Lonardo,
l’unico, tra tutti, che non fa parte della famiglia. L’abbiamo invitato a
parlarci per avere una lettura di sant’Eugenio e della sua storia missionaria
da una persona che lo guarda da fuori, collocandola soprattutto nel suo
ambiento storico. Ed stato un bello sguardo, con un grande tentativo di
attualizzazione del suo messaggio. Fondamentale la premessa che inquadra la
santità di sant’Eugenio e della sua fondazione: “La santità è un elemento
essenziale per la comprensione della fede. I santi sono i più profondi
interpreti del Vangelo. Non c’è santità senza missione. La salvezza personale è
inscindibile da quella degli altri”.
Anche
l’arte rievoca i nostri inizi: a sera lo spettacolo musicale con Mite, la sua
band, e Aquero dà il tocco all’intera giornata, con un’interpretazione geniale
di sant’Eugenio e della storia missionaria degli Oblati.
Ma la
festa non si è limitata a rievocare gli inizi; è stata soprattutto condivisione
di esperienze di oggi, di vita che continua, della missione vissuta dalla
nostra gente, nei loro ambienti quotidiani.
Profondi
e intensi i momenti di preghiera. Originali le due ore passate in preghiera e meditazione
itineranti nel bosco inondato dal sole. Ad un certo momento la nostra gente ha
cominciato a ricordare, chiamandoli chiamare per nome, tanti Oblati italiani conosciuti
in tutti questi anni e ormai in cielo: li abbiamo sentiti di nuovo presentissimi
e unitissimi a noi.
I
duecento anni diventano spinta ad andare oltre, a portare avanti gli ideali
degli inizi.
Anche se non fisicamente presente anch'io ho partecipati alla festa dei 200 anni perché anch'io mi sento parte di questa famiglia nata dal carisma di sant'Eugenio. Beppe MOSCHELLA
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