lunedì 31 ottobre 2016

Famiglia Oblata a Sacrofano: 700 per 200



700 x 200 non fa 140.000, ma fa festa! Siamo 700 persone, da tutta Italia, convenuti a Sacrofano, nella bella campagna romana, per festeggiare i duecento anni della nascita degli Oblati.
Tre giorni di eventi, comunione di esperienze, spettacoli, preghiera per ringraziare Dio di aver donato alla Chiesa questa grande famiglia carismatica, che da duecento anno cerca di portare ovunque l'annuncio del Vangelo, pur nella povertà dei mezzi e nella semplicità della vita.
Un pungo di Oblati e tantissimi laici che con loro condividono il carisma, la spiritualità, la missione.
In tante altre parti del mondo quest'anno si sono tenuti analoghi momenti celebrativi, ora è la volta dell'Italia.


Gli arrivi segnano già l’avvio della festa. Il primo effetto è la percezione di fare parte di un grande famiglia. Con alcuni ci frequentiamo, con altri ci incontriamo dopo anni. Fra tutti c’è il “riconoscimento”, immediato e bello, non soltanto perché  ci siamo conosciuti in tante occasioni, ma perché sentiamo scorrere lo stesso sangue.
La serata di sabato è affidato ai giovani dell’MGC. Ci raccontano la loro esperienza all’MGC di Cracovia, cantano le loro canzoni, giovano e ci fanno giocare. Livello artistico scarso, ma nessuno lo pretende, sono semplicemente i nostri giovani, siamo a casa, tra di noi, ci piace il clima familiare, la gioia semplice e vera, la festa che ci coinvolge.
Il cuore della domenica mattina è la conferenza dello storico e biblista Andrea Lonardo, l’unico, tra tutti, che non fa parte della famiglia. L’abbiamo invitato a parlarci per avere una lettura di sant’Eugenio e della sua storia missionaria da una persona che lo guarda da fuori, collocandola soprattutto nel suo ambiento storico. Ed stato un bello sguardo, con un grande tentativo di attualizzazione del suo messaggio. Fondamentale la premessa che inquadra la santità di sant’Eugenio e della sua fondazione: “La santità è un elemento essenziale per la comprensione della fede. I santi sono i più profondi interpreti del Vangelo. Non c’è santità senza missione. La salvezza personale è inscindibile da quella degli altri”.


Anche l’arte rievoca i nostri inizi: a sera lo spettacolo musicale con Mite, la sua band, e Aquero dà il tocco all’intera giornata, con un’interpretazione geniale di sant’Eugenio e della storia missionaria degli Oblati.
Ma la festa non si è limitata a rievocare gli inizi; è stata soprattutto condivisione di esperienze di oggi, di vita che continua, della missione vissuta dalla nostra gente, nei loro ambienti quotidiani.
Profondi e intensi i momenti di preghiera. Originali le due ore passate in preghiera e meditazione itineranti nel bosco inondato dal sole. Ad un certo momento la nostra gente ha cominciato a ricordare, chiamandoli chiamare per nome, tanti Oblati italiani conosciuti in tutti questi anni e ormai in cielo: li abbiamo sentiti di nuovo presentissimi e unitissimi a noi.
I duecento anni diventano spinta ad andare oltre, a portare avanti gli ideali degli inizi.


1 commento:

  1. Anche se non fisicamente presente anch'io ho partecipati alla festa dei 200 anni perché anch'io mi sento parte di questa famiglia nata dal carisma di sant'Eugenio. Beppe MOSCHELLA

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