Il breve soggiorno palermitano si è
concluso con una mattinata assieme alla comunità oblata. Dopo diverse sedi
storiche, da 15 anni è nella borgata di Villagrazia, con la bella chiesa di
santa Maria della Grazia. Una comunità lanciata in una missione dalle molte
facce, ma che si caratterizza soprattutto per il servizio agli immigrati,
sempre più numerosi in città.
È un esempio di realizzazione di ciò
che il papa si aspetta dagli Oblati, come ci ha detto pochi giorni fa: «È importante
lavorare per una Chiesa che sia per tutti, una Chiesa pronta ad accogliere e accompagnare!
Il lavoro da compiere per realizzare tutto ciò è vasto; e anche voi avete il vostro
specifico contributo da offrire… Il campo della missione oggi sembra allargarsi
ogni giorno, abbracciando sempre nuovi poveri, uomini e donne dal volto di Cristo
che chiedono aiuto, consolazione, speranza, nelle situazioni più disperate della
vita. Pertanto c’è bisogno di voi, della vostra audacia missionaria, della vostra
disponibilità a portare a tutti la Buona Notizia che libera e consola».
Mi hanno offerto anche un tocco
delle bellezze paesaggistiche dei dintorni, portandomi, velocemente, fin sulla
Piana degli Albanesi, a Portella delle Ginestre, luogo dell’eccidio dei
contadini del Bandito Giuliano, nella Valle dello Jato, tra montagne e picchi di
sapori arcaici, con orizzonti di poesia.
Bella di monumenti e di natura, di
storia e di genti, questa Sicilia. Ecco perché sant’Eugenio la chiamava “Sicilia
incantata” e se l’è portata in cuore tutta la vita.
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