giovedì 27 ottobre 2016

Comunione tra vivi e morti, con o senza cremazione


Urna cineraria di un Oblato, deposta nella
chiesetta della foto accanto, tra i boschi
di Notre-Dame de Lumières
Valeria mi viene incontro con la faccia sconvolta: “Cosa abbiamo combinato! Due anni fa, quando è morta la mamma, l’abbiamo fatta cremare. È contro la dottrina della Chiesa. Mio fratello mi ha appena telefonato, anche lui agitatissimo…”. Raccolgo altre reazioni contraddittorie dopo la pubblicazione dell’Istruzione Ad resurgendum cum Christo emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione. Cremazione sì, cremazione no; conservare le ceneri o disperderle?
Il documento, breve e chiaro, conferma quando già stabilito dal Codice di Diritto canonico e dal Catechismo della Chiesa Cattolica: “La Chiesa permette la cremazione, se tale scelta non mette in questione la fede nella risurrezione dei corpi” (n. 2301).
Quello che conta, prima di tutto e soprattutto, è questa fede, che professiamo ogni domenica nel Credo: «Credo la resurrezione della carne»; risorgeremo, perché Gesù è risorto. I cristiani hanno una visione tutta positiva della morte, come la Chiesa insegna a pregare: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».
Dopo la fede, la prassi, spesso segnata dalla cultura. Il documento riafferma in proposito l’antichissima tradizione cristiana, secondo la quale i corpi dei defunti vengono seppelliti nel cimitero o in altro luogo sacro come segno più idoneo per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale, la pietà e il rispetto dovuti ai morti.
Motiva questa scelta secolare come maggiormente atta a favorire «il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi», opponendosi «alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani».
Una volta assicurata la dichiarazione di fede e aver ricordato la tradizione, il documento lascia liberi di scegliere la cremazione. Ad una condizione – ed è questo il punto centrale della “Istruzione”; che l’incenerimento non sia espressione di una visione non cristiana della morte. Ecco in concreto le concezioni errate della morte che vengono contestate: che essa sia considerata come «l’annullamento definitivo della persona, come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, come una tappa nel processo della re–incarnazione, come la liberazione definitiva della “prigione” del corpo». Ciò che non è cristiano non è la cremazione in sé, ma queste errate visioni della vita e della morte, che possono stare dietro tale scelta.
Ultimo argomento della “Istruzione” riguarda l’uso delle ceneri. «Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista – si legge –, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti». Anche in questo caso non è tanto il fatto in sé a creare problema, quando la mentalità che tale gesto può esprimere, il panteismo, appunto, il naturalismo, il nichilismo.
Un documento asciutto, quello della Congregazione per la Dottrina delle fede, che può aiutare a riflettere sul senso della vita e della morte e sul rapporto di comunione che tiene uniti vivi e morti.


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