Ho sintetizzato in una mezza paginetta per la rubrica "In poche parole" di "Città Nuova" la mia lunga conferenza sulla vecchiaia:
Vecchi. Chissà
se qualcuno leggerà questa parola. Più attraente la parola “giovani”. Per fare
un complimento a un vecchio gli si dice: “Come sei giovane!”. Per denigrare un
giovane: “Sei vecchio!”. Eppure, come diceva Benedetto XVI, «è bello essere
anziani! In ogni età bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione del
Signore e le ricchezze che essa contiene». Come ogni età anche l’anzianità ha
la sua vocazione. Quale? Andare in profondità nella vita interiore? Alcuni
vecchi di mi dicono: “Ho lavorato tanto, adesso posso pregare con calma e a
lungo. - Ho servito tante persone, ora sono a servizio del mondo intero. -
Attendo con gioia l’incontro con il Signore. - Ho trovato un rapporto nuovo con
il Padre”. È riconciliarsi col passato, trasfigurandolo in misericordia e
riconoscenza? È spandere come profumo la sapienza accumulata con gli anni? È
dare fiducia ai giovani, incoraggiarli, sostenerli, sperare e credere in un
futuro migliore del passato?
Forse
ciò che più caratterizza il vecchio – la sua vocazione –, specialmente se
ammalato o inibito in tante sue funzioni, è ricordarsi e ricordare a tutti che
siamo dei “mendicanti”, bisognosi dell’altro, fino a chiedere con semplicità.
La sua parola è: «Se non diventate come bambini non entrerete nel regno dei
cieli» (cf. Mt 18, 3). Il regno dei cieli è un dono e lo si accoglie al
modo con cui i bambini sono soliti accogliere ogni aiuto da parte degli adulti:
hanno bisogno di chi dia loro il cibo, di essere lavati, di chi allacci loro le
scarpe, di essere aiutati in tutto.
La
debolezza dei vecchi è provocatoria: invita anche i più giovani, gli stessi
adulti, a scoprire la dipendenza dagli altri come stile di vita. Tutti abbiamo
bisogno di aiuto, dell’altro, e siamo grati di ricevere, pur senza avanzare
delle pretese, accentando con “perfetta letizia” anche la privazione, la
povertà, la solitudine. Siamo tutti mendicanti e tutti possiamo restituire il
dono ricevuto, almeno con un grazie, con un sorriso, come i bambini.
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