mercoledì 31 maggio 2023

Vecchi

Ho sintetizzato in una mezza paginetta per la rubrica "In poche parole" di "Città Nuova" la mia lunga conferenza sulla vecchiaia:

Vecchi. Chissà se qualcuno leggerà questa parola. Più attraente la parola “giovani”. Per fare un complimento a un vecchio gli si dice: “Come sei giovane!”. Per denigrare un giovane: “Sei vecchio!”. Eppure, come diceva Benedetto XVI, «è bello essere anziani! In ogni età bisogna saper scoprire la presenza e la benedizione del Signore e le ricchezze che essa contiene». Come ogni età anche l’anzianità ha la sua vocazione. Quale? Andare in profondità nella vita interiore? Alcuni vecchi di mi dicono: “Ho lavorato tanto, adesso posso pregare con calma e a lungo. - Ho servito tante persone, ora sono a servizio del mondo intero. - Attendo con gioia l’incontro con il Signore. - Ho trovato un rapporto nuovo con il Padre”. È riconciliarsi col passato, trasfigurandolo in misericordia e riconoscenza? È spandere come profumo la sapienza accumulata con gli anni? È dare fiducia ai giovani, incoraggiarli, sostenerli, sperare e credere in un futuro migliore del passato?

Forse ciò che più caratterizza il vecchio – la sua vocazione –, specialmente se ammalato o inibito in tante sue funzioni, è ricordarsi e ricordare a tutti che siamo dei “mendicanti”, bisognosi dell’altro, fino a chiedere con semplicità. La sua parola è: «Se non diventate come bambini non entrerete nel regno dei cieli» (cf. Mt 18, 3). Il regno dei cieli è un dono e lo si accoglie al modo con cui i bambini sono soliti accogliere ogni aiuto da parte degli adulti: hanno bisogno di chi dia loro il cibo, di essere lavati, di chi allacci loro le scarpe, di essere aiutati in tutto.

La debolezza dei vecchi è provocatoria: invita anche i più giovani, gli stessi adulti, a scoprire la dipendenza dagli altri come stile di vita. Tutti abbiamo bisogno di aiuto, dell’altro, e siamo grati di ricevere, pur senza avanzare delle pretese, accentando con “perfetta letizia” anche la privazione, la povertà, la solitudine. Siamo tutti mendicanti e tutti possiamo restituire il dono ricevuto, almeno con un grazie, con un sorriso, come i bambini.

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