Padre Paolo fa finta di non
sapere niente e io faccio finta di sapere tutto, così, mentre andiamo verso la
cattedrale di Marsiglia, e iniziamo a salire per l’antico quartiere di Panier, illustro
la storia più che millenaria della chiesa dell’Accoules, ricostruita nel XIII
secolo e poi demolita dalla Rivoluzione francese. Addossata alle parete di
fonda, che la Rivoluzione aveva risparmiato assieme al campanile, la
costruzione di un calvario, a seguito della missione predicata dai Missionari
di Provenza, non ancora diventati i Missionari Oblati di Maria Immacolata. Sant’Eugenio
nel luglio 1823 istituì in quel luogo la sua terza comunità e affidò al suo primo
compagno p. Tempier l’incarico di costruire un convento di una cinquantina di
stanze e sale, che era già completato all'inizio del 1825. Gli Oblati
costruirono anche la chiesa dedicata a Nostra Signora del Soccorso, proprio
sulla piazza antistante il calvario. Così il quarto Capitolo Generale poté
tenersi in questa casa, dal 10 al 13 luglio 1826, dove vennero promulgate le regole
appena approvate da Roma. Per alcuni anni, i Padri de Mazenod e Tempier, vicari
generali, ebbero qui la loro stanza. Nel 1903, in seguito alla nuove legge civili
sulle asociazioni, la chiesa fu chiusa e la comunità cacciata manu militari. La
maggior parte dei padri resterà comunque dispersa a Marsiglia dove continuarono
la loro opera di predicatori. Il convento, preso dallo Stato, viene venduto al
prezzo di circa 50.000 franchi. Adesso è diviso in tutta una serie di
appartamenti.
Anni fa, passando da queste
parti, ho trovato la porta aperta e sono entrato: nessuno. Mi sono girato tutta
la casa, sono sceso nel cortile interno, ho visto una grande stanza, deposito
di un carpentiere, dove sulle pareti si potevano ancora notare tracce di
affreschi: doveva essere stata la cappella.
A padre Paolo, dalla strada,
illustro le glorie dell’antica casa oblata, dove si sono formati anche i nostri
giovani missionari. Poco più in là una signora mi chiama e mi domanda come mai sono
così interessato a una casa che all’esterno è una costruzione molto comune. Gli
spiego che siamo i discendenti dei costruttori e degli antichi proprietari, che
una volta sono entrato a vedere… E lei: “E io sono la proprietaria di adesso”.
In breve ci porta dentro, ci fa visitare i locali… Insieme rievochiamo la
storia degli Oblati che da qui partivano per andavano a predicare centinaia di
missioni, svolgevano il ministero di cappellani nelle carceri, seguivano istituzioni
religiose... Soprattutto avevano istituito l’Opera degli Italiani, per i
numerosi immigrati. Iniziata dal Fondatore poco dopo il suo arrivo a Marsiglia
nel 1823, l’aveva poi affidata ai padri italiani Albini, Semeria e Rolleri. L’Opera
continuò anche dopo l’espulsione, con i padri Zirio, Gallo, Lingueglia,
Centurioni, D’Eramo… Gli italiani nel 1873 erano dai 30.000 ai 40.000 e circa
80.000 nel 1889. Al tempo di p. D’Eramo erano circa 150.000.
Alla fine degli anni 1950 i
tempi cominciarono a cambiare. Al posto degli italiano arrivarono i nord
africani, musulmani, poi gli africani… E gli Oblati partirono per altri lidi,
lasciando definitivamente agli inizi del 1980…
La signora ci mostra antiche
foto d’epoca, come quella della definitiva cacciata dalla casa, preceduta da
una festa solennissima che la gente organizza nel cortile interno, e con una
grande scritta sulla casa: “Gli Oblati sono i nostri benefattori, le ameremo
sempre”. Ci mostra anche le antiche stanze medievali sottostanti casa e... una
pianeta degli Oblati: fantastichiamo che fosse proprio quella che indossava
sant’Eugenio per la festa del Sacro Cuore… Infine la sorpresa: la finestra di
una stanza si apre proprio dietro il grande crocifisso che domina la spianata.
Decidiamo che era quella la stanza di sant’Eugenio.
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