martedì 30 maggio 2023

La casa degli Oblati a Marsiglia

Padre Paolo fa finta di non sapere niente e io faccio finta di sapere tutto, così, mentre andiamo verso la cattedrale di Marsiglia, e iniziamo a salire per l’antico quartiere di Panier, illustro la storia più che millenaria della chiesa dell’Accoules, ricostruita nel XIII secolo e poi demolita dalla Rivoluzione francese. Addossata alle parete di fonda, che la Rivoluzione aveva risparmiato assieme al campanile, la costruzione di un calvario, a seguito della missione predicata dai Missionari di Provenza, non ancora diventati i Missionari Oblati di Maria Immacolata. Sant’Eugenio nel luglio 1823 istituì in quel luogo la sua terza comunità e affidò al suo primo compagno p. Tempier l’incarico di costruire un convento di una cinquantina di stanze e sale, che era già completato all'inizio del 1825. Gli Oblati costruirono anche la chiesa dedicata a Nostra Signora del Soccorso, proprio sulla piazza antistante il calvario. Così il quarto Capitolo Generale poté tenersi in questa casa, dal 10 al 13 luglio 1826, dove vennero promulgate le regole appena approvate da Roma. Per alcuni anni, i Padri de Mazenod e Tempier, vicari generali, ebbero qui la loro stanza. Nel 1903, in seguito alla nuove legge civili sulle asociazioni, la chiesa fu chiusa e la comunità cacciata manu militari. La maggior parte dei padri resterà comunque dispersa a Marsiglia dove continuarono la loro opera di predicatori. Il convento, preso dallo Stato, viene venduto al prezzo di circa 50.000 franchi. Adesso è diviso in tutta una serie di appartamenti.

Anni fa, passando da queste parti, ho trovato la porta aperta e sono entrato: nessuno. Mi sono girato tutta la casa, sono sceso nel cortile interno, ho visto una grande stanza, deposito di un carpentiere, dove sulle pareti si potevano ancora notare tracce di affreschi: doveva essere stata la cappella.

A padre Paolo, dalla strada, illustro le glorie dell’antica casa oblata, dove si sono formati anche i nostri giovani missionari. Poco più in là una signora mi chiama e mi domanda come mai sono così interessato a una casa che all’esterno è una costruzione molto comune. Gli spiego che siamo i discendenti dei costruttori e degli antichi proprietari, che una volta sono entrato a vedere… E lei: “E io sono la proprietaria di adesso”. In breve ci porta dentro, ci fa visitare i locali… Insieme rievochiamo la storia degli Oblati che da qui partivano per andavano a predicare centinaia di missioni, svolgevano il ministero di cappellani nelle carceri, seguivano istituzioni religiose... Soprattutto avevano istituito l’Opera degli Italiani, per i numerosi immigrati. Iniziata dal Fondatore poco dopo il suo arrivo a Marsiglia nel 1823, l’aveva poi affidata ai padri italiani Albini, Semeria e Rolleri. L’Opera continuò anche dopo l’espulsione, con i padri Zirio, Gallo, Lingueglia, Centurioni, D’Eramo… Gli italiani nel 1873 erano dai 30.000 ai 40.000 e circa 80.000 nel 1889. Al tempo di p. D’Eramo erano circa 150.000.

Alla fine degli anni 1950 i tempi cominciarono a cambiare. Al posto degli italiano arrivarono i nord africani, musulmani, poi gli africani… E gli Oblati partirono per altri lidi, lasciando definitivamente agli inizi del 1980…

La signora ci mostra antiche foto d’epoca, come quella della definitiva cacciata dalla casa, preceduta da una festa solennissima che la gente organizza nel cortile interno, e con una grande scritta sulla casa: “Gli Oblati sono i nostri benefattori, le ameremo sempre”. Ci mostra anche le antiche stanze medievali sottostanti casa e... una pianeta degli Oblati: fantastichiamo che fosse proprio quella che indossava sant’Eugenio per la festa del Sacro Cuore… Infine la sorpresa: la finestra di una stanza si apre proprio dietro il grande crocifisso che domina la spianata. Decidiamo che era quella la stanza di sant’Eugenio.





 

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