Di
Chiara Lubich leggiamo volentieri gli scritti, intrisi di sapienza. Ma la sua
spiritualità – come tutte le spiritualità nella Chiesa – non è fatta soltanto
di parole e di moti interiori. Essa produce opere. La “spiritualità” è infatti
il frutto dell’azione dello “Spirito Santo”, colui che ha operato
l’incarnazione, colui che, assieme a Maria, ha dato carne a Dio. E sono tante
le “opere” che hanno dato carne alla “spiritualità dell’unità” di Chiara
Lubich; anche quelle andrebbero “lette”. Una delle sue opere più geniali è la
Mariapoli. Non programmata, è maturata lentamente, con la sorpresa delle opere
che nascono da Dio. Un bel libro recente ne ha raccontato la storia (L.
Abignente, Una
città “tutta d’or”. Storia delle prime Mariapoli, 1949-1959, Città Nuova
2019). Da quegli inizi la Mariapoli ha avuto una sua diffusione nel mondo
intero e una evoluzione nelle modalità di attuazione. La natura rimane la
stessa, come Chiara la comunica in una conversazione tenuta a Grottaferrata il 16
luglio 1960, quando narra dell’ultima Mariapoli svoltasi l’anno precedente
sulla Dolomiti, prima che si moltiplicasse in altre nazioni. Un’esperienza
geniale perché porta a vivere assieme vocazioni e popoli diversi, uniti
dall’amore, nell’attuazione della Parola di Dio, con la presenza di Gesù tra
tutti, speranza e profezia di una nuova socialità.
16
luglio 1960
Era
tanto bella la Mariapoli dell'anno scorso; pur con tutte le nostre deficienze
umane che ci sono sempre; certo era una cosa splendida il veder radunati più di
27 popoli, il parlare 8 o 9 lingue, il consacrarci, tutti questi popoli, a Dio
perché faccia di noi il popolo di Dio, è qualche cosa di meraviglioso! (…). Il
suo eco, il suo profumo è andato al di là dei mari, dei monti, è arrivato agli
ultimi confini della terra. Ma qual è stato il segreto? (…)
Mi
sembra di poter dire così: che, proporzioni fatte, come in Maria non era tanto lei
come persona quella che splendeva, ma la presenza di Dio in lei (…), così io
attribuisco questo buon odore di Cristo che anche la Mariapoli ha sparso nel
mondo, alla presenza di Dio (…) in mezzo a noi. Noi potevamo essere anche (…) persone
di poco valore, magari anche peccatori, ma siccome Gesù dice "dove due o
più" senza dire: dove due o più santi, o dove due o più brave persone (…):
il cuore della Mariapoli, il sole della Mariapoli, la luce della Mariapoli era
la sua presenza in mezzo a noi. (…)
La
Mariapoli è veramente stata la “madre del bell'Amore”, di un amore bello; era
questo che la faceva attraente perché tutti aspirano all'amore, ma si tratta di
trovare l'amore bello. (…) Là si imparavano quelle cose (…) per le quali Gesù
ha detto: "Ti ringrazio, Padre, che hai nascoste queste cose ai sapienti e
ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli". Lì si imparava proprio la
scienza di Dio, una luce semplice, quella fatta per i bambini, per quei bambini
che sono capaci di entrare nel regno dei cieli, e la Mariapoli era un piccolo
regno dei cieli. (…)
In
Maria ogni grazia di via; nella Mariapoli, tutte le vie conducevano alla
Mariapoli: il matrimonio, la verginità, l'essere consacrati a Dio; venivano
persone di tutti gli Ordini religiosi, laici e sacerdoti, poveri e ricchi,
delle categorie sociali più alte, delle categorie sociali più basse: veramente
anche in Mariapoli, un po' a mo' di Maria, "in me ogni speranza di
via". (…) Io sono convinta (…) che il ricordo della Mariapoli, se
veramente Dio era presente, non si spegnerà, rimarrà, perché una luce che una
volta parte non si ferma. La Mariapoli era la città costruita sul monte, in
modo che tutti quelli che stavano in casa la potessero vedere, era una luce e
quindi andava messa sopra il monte; era come la lanterna che va messa sopra il
moggio e tutti l'hanno vista ed hanno imparato e hanno detto: così dovrebbe
diventare il mondo.
Quindi,
Mariapoli, nome incantato, Mariapoli, nome magico! e mi domandavo: "Ma ci
può essere qualcosa di più bello di una Mariapoli?"
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