Un grande missionario, un grande studioso della cultura
delle Prime Nazioni del Canada. Ci ha lasciato in questi giorni Padre Achiel
Peelman. Nato nel 1942 in Belgio arrivò in Canada nel 1962. Terminati gli studi
ad Ottawa, andò a Strasburgo per iniziare un dottorato in Scienze Religiose
presso una facoltà protestante. “Volevo un'esperienza ecumenica, lavorare in un
ambiente protestante. Erano i tempi nuovi dell'ecumenismo”. Dal 1971 ha insegnato
alla St. Paul University di Ottawa. Si colloca tra gli esperti della religione
tradizionale.
“Gli amerindi – racconta – mi fecero capire che il mio
approccio era troppo interno alla Chiesa e che dovevo concentrarmi di più sulla
loro cultura. I loro capi spirituali mi hanno invitato a visitarli e così ho
potuto essere iniziato alla loro spiritualità, in particolare quella dei Cree
in Alberta. È un passo che ho accettato senza esitazione, perché per
comprendere questa spiritualità c'era un solo modo: sperimentarla e viverla
dall'interno. Sono stato invitato a praticare molti rituali e ad avere molti
contatti con i Saggi. Ciò mi ha permesso di avere una visione privilegiata di
loro, approfondendo la mia spiritualità cristiana. Come Oblati siamo invitati a
partecipare con la gente a questa sintesi ea questa armonia”.
Tra i molti libri, nel 1995 - anche in italiano - ne pubblica uno intitolato “Le
Christ est amérindien” (Cristo è un amerindio) in cui sviluppa la visione
amerindia di Cristo, la spiritualità tradizionale e alcuni orientamenti per lo
sviluppo di una Chiesa amerindia. Nel 2004 un altro lavoro: “L'Esprit est
amérindien” (Lo spirito è amerindio) dove tratta della mia iniziazione alla
spiritualità amerindia e del rapporto tra questa spiritualità e il
cristianesimo.
Gli Oblati in Canada hanno fatto degli sbagli nel campo
dell’inculturazione, ma hanno avuto anche grandi uomini che hanno saputo
valorizzare la cultura locale e porla in un dialogo profondo con il
cristianesimo, passando attraverso la propria esperienza.
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