Venerdì prossimo, 5 maggio, alle 18.30, nella chiesa della
Madonna del Carmelo a Roma, si terrà la presentazione del libro di Chiara
Lubich, Lettere, 1939-1960. Un libro straordinario.
Sono scritti immediati, che sgorgano come magma incandescente, senza filtri. L’autrice si lancia direttamente incontro ai destinatari senza rete di protezione, in dono totale, senza riserve, con una profonda trasparenza che ne mette a nudo l’anima, nelle passioni più alte e intense e nelle fragilità della vita quotidiana. È la prima impressione alla lettura della nuova pubblicazione delle Opere di Chiara Lubich: Lettere (1936-1960). I volumi precedenti – Parole di Vita, Conversazioni, Discorsi – riportano testi meditati a lungo. Le lettere sono invece immediate, d’una freschezza sorprendente.
Il
periodo in questione
– da quando appaiono
le prime lettere a quando Chiara Lubich si dota di una piccola segreteria che dà agli scritti un tono meno diretto e personale – è quello della sua maturazione umana e vocazione e della nascita del Movimento
dei Focolari. Le lettere consentono di seguire
in diretta
la nascita di un carisma: le modalità dell’azione
dello Spirito e gli accenti di risposta, gli slanci che esso suscita insieme alla sorpresa e ai timori per la novità, l’evoluzione intensa non programmata e aperta a un futuro sempre
pieno di sorprese. Delle 700 lettere conservate, per la pubblicazione ne
sono state scelte
338. Una scelta significativa e sufficiente per entrare in un mondo di luce, fatto di
gioia e di patire, come sempre accade quando Dio è all’opera.
La sequenza degli scritti non è in ordine cronologico, come ci si aspetterebbe,
ma secondo i destinatari. Scelta rischiosa.
Quando questo criterio, rompendo la tradizione,
è stato adottato per le
lettere di santa Teresa d’Avila, l’edizione non ha avuto successo
e si è tornati alla scansione temporale. Nel caso
di Chiara Lubich la scelta appare
invece indovinata.
Si ha infatti la piacevole
sorpresa di costatare che, cambiando
destinatari, cambia anche lo
stile della scrittura. Gillet ha individuato varie tipologie di lettere: «Quelle
irrompenti, impetuose, che sgorgano dalla piena dell’anima… quelle di accompagnamento spirituale… lettere di amore o di amicizia gratuita… lettere direttive, a volte di comando, di
orientamento per l’azione… altre più dottrinali…». In tutto questo influiscono le persone
a cui sono indirizzate: Chiara adotta, anche inconsapevolmente, il suo stile d’amare, che è “farsi
uno” con chi ha davanti, nella libertà d’espressione e insieme nell’attenzione all’altro.
Il primo gruppo a cui si rivolge
sono le bambine dell’Azione
Cattolica, quelle con le
quali ha
iniziato il suo insegnamento come maestra elementare sulle montagne del Trentino.
Sono lettere di una purezza
dolcissima, non soltanto
perché la “purezza”, secondo i canoni dell’Azione
Cattolica di allora, è
un
tema ricorrente, ma perché offrono un’esposizione limpida
e semplice della vita cristiana,
con
amore tenero di maestra e catechista.
Quando si passa alla seconda parte della raccolta, le lettere alla sorella
Liliana e ad alcuni familiari (1944- 1960), il tono cambia improvvisamente. Le dolci e limpide acque degli anni 1939-1942 si trasformano in un fuoco che divampa
d’un amore intenso
e appassionato. Tra i due gruppi
di lettere vi è il 1943, anno della dirompente scoperta di Dio Amore che
travolge completamente la vita di Chiara. La curatrice, che è stata a contatto con i manoscritti,
nota che anche la calligrafia è addirittura cambiata:
«Non è più pacata. Tradisce lo
stato d’animo di qualcuno il cui pensiero precede
la penna… sottolinea una, due volte, di rosso,
di blu, ingrandisce la calligrafia,
cosicché si può dire che queste
lettere sono da ascoltare oltre che da leggere». Ma anche chi non ha davanti
l’originale percepisce l’invasione straripante dello Spirito Santo a cui non si può resistere.
Giungono poi le lettere ad Anna Melchiorri, ed ecco che il tono cambia
ulteriormente: tutto luce e verità.
Grazie a quelle indirizzate a persone vicine a lei o a gruppi particolari si può seguire l’innervarsi dell’Opera di Dio
che prende forma, pur in
mezzo alle prove. Quando
poi
si indirizza ai religiosi, la dottrina sgorga allo stato puro: sono persone
che sanno cos’è un carisma, una spiritualità e quindi possono comprenderla come poche altre, ed ecco gli alti temi dell’unità, di Gesù Abbandonato... E la lettura
continua, con scoperte sempre nuove…
Alla fine, nelle Appendici, la “Cronologia” appare come un invito a rileggere il libro secondo le date di composizione delle lettere e così ripercorrere l’intero cammino carismatico.
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