Terzo giorno della nostra novena di Pentecoste
Lo Spirito Santo ci guida. Ma dove ci porta?
Lo Spirito, si sa, rimane sempre nell’ombra per proiettare la sua luce sul volto di Cristo e, di là, su quello
del Padre. Dirige i nostri cuori verso il Padre e verso il Figlio, per portarci
a vivere pienamente la realtà di Dio.
Egli dirigere il cuore verso
il Padre e il Figlio, per portare alla piena comunione trinitaria, alla piena
partecipazione al mistero stesso di Dio. Lo Spirito rivela il mistero di Dio ed
introduce in esso. Porta alla comunione con il Padre ponendo sulle nostre
labbra il nome stesso di Padre: «E che voi siete figli lo prova il fatto che
Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà!
Padre!”» (Gal 4, 4-7; Rm 8, 5-17). Porta alla comunione con il
Figlio, che fa abitare nel nostro cuore (Ef
3, 16-17), ci unisce a lui (1 Cor 6,
17), ce lo ha conoscere come Signore: «nessuno può dire “Gesù è Signore” se non
sotto l'azione dello Spirito Santo» (1 Cor
12, 3).
Questa relazione d’amore e
di conoscenza è l’essenza della “preghiera”. Lo Spirito Santo è la nostra preghiera.
Egli “viene in aiuto alla nostra debolezza”, è lui stesso che «intercede con
insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa
quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti
secondo i disegni di Dio» (Rm 8, 26-27
cf. Giuda 20).
Egli è l’intimità di Dio e
scendendo in noi ci rende intimi a Dio. È l’opera ineffabile dello Spirito Santo.
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