Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro
sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno (Mt 4, 12-23)
In
questa terza domenica del tempo ordinario si celebra per la prima volta, su invito
di papa Francesco, la “Domenica della parola di Dio”. In questa occasione, leggiamo
nel Motu proprio Aperuit illis, «sarà importante (…)
che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da
rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede
(…). I parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo
libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella
vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura,
con un particolare riferimento alla lectio divina».
Basteranno questi gesti?
Quando
Paolo rivolgendosi ai Corinzi afferma: «Potreste avere anche diecimila pedagoghi
in Cristo ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante
il Vangelo» (1 Cor 4, 15), mostra
chiaramente che annunciare il Vangelo significa generare i fedeli. Anche per Paolo,
come per i Dodici, è vero che attraverso la Parola si “generarono le Chiese”.
L’annuncio
della Parola di Dio non è semplicemente una sorta di insegnamento, una predicazione,
ma la comunicazione di una vita. Le persone cui ci si rivolge annunciando il Vangelo
dovrebbero vivere l’esperienza di essere rigenerati.
Dunque dare il libro del
Vangelo o “generare in Cristo mediante il Vangelo”?
Per generare una vita occorre
avere in sé la vita. Per generare mediante il Vangelo occorre essere Vangelo vivo.
Testimoni
dunque, ossia coinvolti in prima persona in quello che annunciano: occorre aver
udito, visto, contemplato, toccato. Si comunica un vissuto, un’esperienza. Altrimenti
è erudizione, forse catechesi, ma non si genera la vita.
Ogni
nostra proclamazione della Parola dovrebbe concludersi come quella di Gesù nella
sinagoga di Nazareth: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»
(Lc 4, 21). Chi ci ascolta dovrebbe vedere in noi il compimento, l’attuazione
di quello che annunciamo. Soltanto così la Parola genera la vita e potremo dire,
come Paolo: “vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo”.
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