martedì 21 gennaio 2020

La “debolezza” di Chiara



22 gennaio 1920 – 22 gennaio 2020. Siamo al centenario di Chiara Lubich!
La ricordo con questo breve scritto che pubblicai anni fa sulla rivista dei Carmelitani: Quello sguardo di Chiara Lubich, “Rivista di vita spirituale”, 62 (2008), p. 731-733.

Quando il preside del Claretianum, nella riunione del consiglio accademico, mi affidò il compito di tessere la laudatio per il Dottorato honoris causa che sarebbe stato conferito a Chiara Lubich, provai un profondo senso di gioia. Avrei potuto esprimere pubblicamente il mio grazie a Chiara per tutto quello che aveva donato alla vita consacrata e a me personalmente. Speravo fosse una sorpresa e pregustavo il momento in cui, salito sul podio, davanti a lei avrei motivato il conferimento della laurea illustrando la profondità della sua dottrina e la novità della sua opera di fondatrice.
Pochi giorni prima si ammalò improvvisamente, gravemente, e partì per l’estero per le cure necessarie. Il 25 ottobre 2004 venne una delle sue prime compagne a ritirare il dottorato e a leggere la lezione magistrale che lei aveva preparato. Esposi la mia laudatio nella fiducia che Chiara avrebbe almeno visto il video, ma era diverso, lei non c’era.

Una malattia misteriosa quella di Chiara, che la tenne lontano dai suoi per più di due anni. Anche quando tornò nella sua casa a Rocca di Papa, per lungo tempo non la si poteva visitare. Cos’era questa malattia, perché così prolungata, cosa stava vivendo?


Un giorno, nel maggio del 2007, una felice coincidenza mi porta al Policlinico Gemelli di Roma dove Chiara è ricoverata per dei controlli. Mi intrattengo nella sala d’aspetto conversando con la sua segretaria, fino a quando vengono a chiamarmi: avrei potuto darle un breve saluto. Entro nella stanza. Lei è seduta su una poltrona. È lei, la Chiara di sempre. Mi saluta con un filo di voce e un tocco di umore: “Ecco Padre Fabio che va in giro per il mondo!”. Sì, sono da poco tornato da Cuba e lei lo sa, mi segue sempre. Le porto il saluto di un religioso brasiliano che ho appena sentito a telefono e lei mi precede indovinando il nome: presentissima come sempre! Sì, è la Chiara di sempre.
Ma come è diversa. Il volto smagrito ingigantisce gli occhi belli, mai così grandi. La pettinatura è dimessa. Al naso la sonda che la alimenta. La parola non è nitida… Ma c’è qualcos’altro che me la fa apparire diversa. Forse lo sguardo. Sì, lo sguardo. È come se tradisse insicurezza, smarrimento. Mentre mi parla di tratto in tratto cerca con gli occhi le due compagne che la vegliano quasi per trovare un sostegno nella conversazione con me, pur così breve.
Dov’è la Chiara energica e sicura che ho conosciuto da sempre? Per anni, assieme al gruppo di studio “Scuola Abbà”, ho avuto modo di incontrarla regolarmente, ogni quindici giorni. L’ho frequentata dal 1973 e mi sono sentivo sempre particolarmente prediletto (forse tutti quelli che l’hanno incontrata hanno avuto la stessa impressione…). Ha sempre incoraggiato tutti, sostenuto tutti, guidato la sua opera così vasta e complessa con sicurezza e braccio forte. E adesso… Dov’è la Chiara che manda in delirio migliaia di giovani negli stati, nei palazzi dello sport? La Chiara che parla davanti al Papa in piazza san Pietro a Roma, che gli conduce in udienza centinaia di vescovi? La Chiara che incontra politici e capi di stato, che riceve cittadinanze, che gira il mondo, di continente in continente, che dialoga con leader religiosi, che abbraccia le folle?
Ho davanti una persona ormai anziana, debilitata da una lunga malattia, in uno stato di fragilità che non avrei immaginato. Eppure, stranamente, esco da quella stanza d’ospedale con una gioia indicibile, catturato da quegli occhi che dicono soltanto amore; altro non hanno mai saputo dire. E subito mi tornano in cuore alcune righe di una sua lettera, scritta tanti anni prima, nel 1944, ad una persona ammalata:

«Gesù ha convertito il mondo colla parola, coll'esempio, colla predicazione; ma l'ha trasformato colla prova dell'Amore: la Croce.
Lassù per due ore e mezzo, in quello stato di tremenda angoscia e terribile dolore, attirò i cuori a sé.
Credi, (…) vale di più un minuto della tua vita in quel lettino bianco, se con gioia tu accetti il Dono di Dio che è sempre: dolore, che tutta l'attività d'un predicatore che parla e parla e poco ama Iddio».

L’avevo letta questa pagina, tante volte, meditata, spiegata nelle mie lezioni. Ora la vedo attuata da Gesù in Chiara, da Chiara fatta Gesù, da Gesù fatto Chiara. E mi domando: quando questa donna carismatica ha dato davvero vita nella Chiesa alla grande e nuova opera dei Focolari? Quando appariva “vincente” e, piena di energie, dava orientamenti sicuri al suo movimento, lo indirizzava saldo nel suo sviluppo nei cinque continenti? O non adesso che non può più dirigere e organizzare, che non può scrivere e donare i suoi temi, rispondere alle domande…? Comprendo in maniera nuova la più bella parabola evangelica: in questo momento Chiara è il chicco di grano che sta cadendo in terra e muore per portare molto frutto. È così che avviene la generazione della vita.

Ne ho avvertito forte la conferma il giorno del suo funerale, nella basilica di san Paolo fuori le mura. Al termine della celebrazione, contro ogni protocollo, assieme a tanti altri sacerdoti ho potuto inginocchiarmi a baciare la bara. L’ho poi accompagnata, inaspettatamente, con il piccolo corteo, lungo la basilica, nel chiostro, all’esterno, fino alla macchina che l’attendeva. Ho potuto così attraversare la folla che piangeva e gioiva in una festa d’esultanza. Il corteo procedeva lento, si arrestava, pochi passi e si arrestava di nuovo, dandomi il tempo per salutare tutti.
Ed ecco la sorpresa: mi sono accorto di quante persone conoscevo, tra quelle migliaia che riempivano la basilica e la assiepavano al di fuori. Ho stretto tante mani, ho ricambiato tanti saluti. Persone non soltanto conosciute, ma con le quali mi sentivo legato da un affetto sincero. E quelle che non conoscevo mi conoscevano e mi salutavano, chiamandomi per nome, come uno della famiglia. Era il popolo di Chiara. Era come se vedessi Chiara moltiplicata nella sua gente: sul volto di ognuno il volto di Chiara. Ecco il chicco di grano caduto in terra e morto che porta il suo frutto, mi son detto, ed ecco davanti a me la spiga piena.


28 commenti:

  1. Sono profondamente commossa da questa Sua comunione, grazie

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  2. Grazie Pe.Fabio! Le parole mie dicono poco ma sono queste: mi hai ridonato Chiara, l'essenziale della sua vita, il Centro: Gesù Abbandonato. Grazie. Bijula

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  3. Grazie Padre Fabio .... profondamente vero! Una consegna di vita che Chiara ha lasciato a ciascuno di noi, in quel "dare la vita" per ciascuno.
    Nel Patto nuovo di oggi, nadia

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  4. Grazie padre Fabio!
    "Quando non sono, sono": Chiara ci ha generati con l'amore e il dolore. Quanto me la rende vicina questa sua prova! Quanto è bella!

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    1. Chiara mi haa dato il segreto della pace oltre ogni ostacolo ogni dolore ogni fragilita e continua a farlo da quasi 7o anni. La Grazia piu' grande che Dio mi ha fatto

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  5. Grazie Padre. Io ero a Castelgandolfo quando Chiara è partita per il cielo e noi lì .. Lacrime e un infinito Grazie di gioia

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  6. Grazie Pe Fabio. Uno nel vivere l'Ideale. Tes

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  7. Grazie di questa comunione d'anima. È profondamente vera, la ricchezza della "fragilità accolta. Chiara l'ha vissuta per prima e ha attirato, attira e attirerà sempre affinché "Tutti siano Uno"

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  8. Grazie Padre Fabio sono commossa e felice di aver conosciuto Chiara

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  9. Grazie di questo ricordo perché ho vissuto di nuovo l'emozione dell'ultimo saluto a Chiara. Sono felice di far parte di questa grande opera che Chiara ha ricevuto da Dio.

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  10. Grazie p. Fabio!!! Porti al cuore, al distillato della vita di Chiara: Vita che ha generato vita. Gigliola

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  12. Grazie p. Fabio per il dono di questa condivisione che arriva al cuore e all'anima e la capovolge. Grazie Chiara per tutto e per sempre Silvana

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  15. Grazie per avercela restituita nella verita

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  16. È bellissimo ma, troppe parole rovinerebbero il suo vero significato bisogna solo farle nostre vivere come Chiara vorrebbe, andare avanti in questa meravigliosa avventura

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  17. Bellissimo, profondo, ci aiuta a capire meglio la realtà che viviamo e testimoniano: siamo popolo di Chiara e la seguiamo nella sua meravigliosa strada. Siamo famiglia nell'Ideale che è Dio. Mchiara Grazie!

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  18. Grazie sempre padre Fabio. Oggi, in particolare, per averci letto una pagina della tua vita con Chiara.
    Io, oggi, sono sacerdote grazie alla "luce" di Chiara. E' stata lei il tramite tra me e Dio. La storia, dal 2002 ad oggi è lunga, ed è una storia lunga una vita che Chiara e tutta l'Opera ha stravolto e colorato. Oggi per lei sono cento anni dalla nascita. io, 42 anni fa come oggi ho ricevuto il Battesimo. Anche grazie a questo sento forte, fortissimo un legame divino e, questa sera, ho celebrato ringraziando Dio per il dono di Chiara e per il dono del Battesimo. Io ci credo, ci credo davvero al "Che tutti siano una cosa sola". e oggi, forse, è più difficile che mai "lottare" per l'unità. Ma, come cristiano (e prete), lotto ogni giorno al costo della vita. Chiara mi ha mostrato come Gesù pensava, parlava, si muoveva, guariva e amava. Questo mi basta!

    "Per sempre resta la tua vita [...] Un grazie grande all'infinito a Dio per te"

    Grazie ancora
    p. Massimiliano

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    1. Grazie p.Fabio e p.Massimiliano per averci svelato un aspetto umanissimo di Chiara!

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  19. Il silenzio che parla .....il giardino pieno di fiori ....tutti diversi ma uno con la terra e con il loro Creatore ....la regola d'oro
    ......GRAZIE

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  20. Grazie P. Fabio : le sue parole hanno detto tutto quello che porto in cuore da tanti anni! "Chiara fatta Gesù ... Gesu fatto Chiara" : una realtà che lei ci ha svegliato tutto il mistero divino!
    Chiediamo la grazia di vivere questo! Dio ha fretta !

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  21. Un grazie di cuore x le sue sentite parole. Ho incontrato tante volte chiara e i suoi occhi pieni di luce e d'amore sono stampati nella mia anima

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