venerdì 31 gennaio 2020

Il carisma di Chiara a Bergamo


Cosa mi riserverà Bergamo? Anni fa ho passeggiato per una ventina di minuti per la città alta. È tutta la mia Bergamo.
Questa volta sarà diverso, la vedrò da dentro.
Il giornale “L’Eco di Bergamo”, insieme alla libreria “Alessia” e l’editrice “Città Nuova”, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Bergamo, hanno organizzato un convegno “Incontro con”: questa volta con Chiara Lubich in occasione del suo centenario.
A me il primo intervento: “Il contributo del Carisma dell’unità alla Chiesa”.

Inizierò con una serie di immagini che ritraggono Chiara con persone delle più varie Chiese e religioni, con politici, uomini di cultura… Basterà lo scorrere di queste foto per mostrare l’irradiazione del carisma nei più vari dialoghi a cui tutta la Chiesa è chiamata. Spero che appaia il carisma in tutta la sua forza centrifuga. E' uno dei grandi contributi del carisma dell'unità alla Chiesa: rispondere all'invito dei Concilio ad aprirsi ai quattro grandi dialoghi e indicare concretamente come essi possono essere praticati. E' quella "Chiesa in uscita" che tanto sta a cuore a papa Francesco.

Poi mostrerò altre foto in cui Chiara è ritratta in momenti ecclesiali di grande rilevanza e la domanda sarà: ma questo carisma dell’unità è anche per la vita “interna” della Chiesa?
La sua forza d’irradiazione viene proprio dalla profondità della vita "dentro".
Ed eccomi finalmente, dopo questa breve introduzione, al mio tema che consisterà nel mettere in luce quattro parole evangeliche che il carisma dell’unità ripete alla Chiesa in maniera nuova, con una coordinazione tra di essere assolutamente inedita:

Unità: che tutti siano uno. Sottolineerò quel “tutti”: ogni persona è candidata all’unità. Tutti, uomini e donne, bambini e grandi, immigrati e residenti... Ricorderò le parole della Scrittura che tanto colpirono Chiara e che l'ha guidata a vivere l'unità senza barriere: "Chiedete, e vi darò in eredità tutte le genti... fino all'estremità della terra". Questa parola, "Tutti uno", segna il punto di arrivo dell'unità.

Gesù in mezzo: “dove due o più sono uniti nel mio nome”. Sottolineerò quel “due o tre”: tutti è il punto di arrivo, ma il punto di partenza è due o tre: il vicino di casa, il membro della famiglia, il collega di lavoro. E' l'idea delle "cellule" d'unità. La realtà esplosiva e per quell’effetto dirompente - che tutti siano uno - è dato dal “Io in mezzo a loro”.

Amore reciproco: “amatevi l’un altro”. L’unità e Gesù in mezzo sono legati alla reciprocità dell’amore, che è la via per il loro raggiungimento. Qui tutta l’arte di amare di cui Chiara è maestra: amare tutti, sempre, per primi, servendo, facendosi uno....

Gesù Abbandonato: “li amò fino alla fine”. È la qualità e l’estensione dell’amore. Amare fin dove? Occorre giungere “fino alla fine” perché l’unità si realizzi.

Terminerò con il Sogno che Chiara ha fatto ad Amman il 7 dicembre 1999. Mi ricollegherò così con l'introduzione, mostrando l'orizzonte globale dell'unità come Chiara l'ha pensata e vissuta e come vorrebbe fosse attuata dalla Chiesa:

“Sogno che quel sorgere, che oggi si constata nella coscienza di milioni di persone, d’una fraternità vissuta sempre più ampia sulla terra, diventi domani, con gli anni del 2000, una realtà generale, universale.
Sogno con ciò un retrocedere delle guerre, delle lotte, della fame, dei mille mali del mondo.
Sogno l’approfondirsi di un dialogo vivo e attivo tra le persone delle più varie religioni legate fra loro dall’amore, regola d’oro presente in tutti i loro libri sacri.
Sogno un avvicinamento ed arricchimento reciproco tra tutte le culture nel mondo sicché diano origine ad una cultura mondiale che porti in primo piano quei valori che sono sempre stati la vera ricchezza dei singoli popoli e che questi si impongano come saggezza globale”.

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