venerdì 25 ottobre 2019

Tre donne che danno concretezza alla tragedia e alla speranza


Le tragedie che si consumano lontano da noi, come quelle di questi giorni in Siria, in Cile, in Venezuela…, per quanto le seguiamo con intensità, rimangono sempre lontane.
La letteratura ha il potere di avvinarle, almeno un po’, perché penetra in alcuni particolari che le rendono più vive, più umane.
Così fa il libro di Lucia Capuzzi, Il giorno prima della pace
Un saggio, un romanzo, una storia vera? Di fatto la guerra più lunga dell’Occidente che si è combattuta in Colombia, grazie a questa pagine mi si è fatta più intelligibile, prendendo intelligenza e sentimento. 
Otto milioni e mezzo di vittime, tra uccisi, sequestrati, torturati, orfani, sfollati, rimangono troppi. Cosa vuol dire una cifra simile? È un numero matematico, ma come posso immaginarlo?
E poi cosa è veramente accaduto in quella lotta sanguinaria tra militari e gruppi guerriglieri e narcotrafficanti? Da che parte stava la verità e la giustizia? Sembrano tutte uguali queste guerre combattute in maniera strana in quei Paesi sudamericani dai confini incerti…

Lucia Capuzzi non racconta la guerra. Racconta di tre donne i cui volti si fanno sempre più concreti, visibili, familiari: una guerrigliera, una sequestrata, la mamma di un figlio nell’esercito e uno nei guerriglieri. Tre universi lontani tra loro, incapaci di comunicare. Eppure ognuna delle donne – ognuno degli universi – vive lo stesso dramma, con sentimenti di rabbia, paura, odio… Fino a quando, senza sapere l’una dell’altra, le storie si avvicinano, così come le tre donne si incamminano verso una comune destinazione, il Parco de las Malocas a Villavicencio, per incontrare, l’8 settembre 2017, papa Francesco, che aveva varcato l’Oceano per recarsi in un solo Paese, la Colombia appunto, quasi a siglarne la pace.
Tre donne soltanto. Accompagnandole nelle loro storie mi è facile condividerne i drammi, i sentimenti, le speranze ed intuire un mondo che altrimenti rimarrebbe troppo vasto, enigmatico.
Tre donne che nonostante le violenze disumane, rimangono umane e sono più forti della guerra.
Tre donne distante tra di loro eppure unite da una forza vitale: “A Laura, Natalia e Guadalupe la guerra ha strappato affetti, certezze, interi pezzi di esistenza. Tutto o quasi, tranne la determinazione a camminare verso un futuro di passi piccoli, ma ostinati”.


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