Nel refettorio dei frati del Santo a Padova spicca il pulpito, una volta in
piazza, dal quale san Bernardino da Siena predicava al popolo. Portato nel refettorio
sarà servito per la lettura durante i pasti, usanza scomparsa negli ultimi
anni. Ha così perduto la sua originaria funzione di pulpito da cui si
predicava. Sì sa, predicare ai frati è tempo perso.
Eppure ogni giorno ai frati viene rivolta una predica bellissima e
profonda, quella dell’ultima cena, dove Gesù ha riassunto tutto il suo
insegnamento. L’ha dipinta Annigoni, con i colori forti e le figure vere.
Cosa dirà ai frati?
A me, che in questo periodo sto rileggendo i “Padri apostolici”, ha
ripetuto le parole del Martirio di Policarpo, là dove si legge che “il
fuoco accerchiò il corpo del santo ed egli era nel mezzo non come carne da
bruciare, ma come pane che cuoce”. Un’immagine potente che istituisce un’analogia
tra il sacrificio del martire, che è immagine del sacrificio di Cristo, e il
pane eucaristico offerto sull’altare, che rinnova il sacrificio di Cristo sulla
croce.
Quella bellissima ultima cena, che domina l’intero refettorio, parla dell’Eucaristia
di Cristo e della nostra. Altro che predica!
Intanto Dario, a proposito del blog di ieri - "Dove si impara la
mitezza?" - mi scrive: “Mi hai riempito di sicurezza e di gioia
traboccante da commuoversi. Sono reduce da un incontro che vedevo scontro.
E invece: il non giudicare, cercare di capire, pazientare, guardare ognuno
con i Suoi occhi, prima, durante e dopo... per la prima volta il miracolo
di sentirci come i discepoli di Emmaus illuminati incoraggiati dalla Sua
Presenza discreta e delicata. In tutti la serenità e un ripartire nuovo”.
Il miracolo eucaristico, quello dell’ultima cena come quello di Emmaus, si
rinnova.
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