Ogni
sera Gregorio scendeva al pozzo. Passando davanti all’immagine della Madonna la
salutava: “Ave Maria”. Un giorno lei le rispose: “Ave Gregorio”.
È uno
degli episodi che ieri hanno accompagnato la visita a san Gregorio al Celio. L’immagine
della Madonna, quasi nascosta all’interno di una spesa parete, è di una
bellezza semplice e modesta, come si addice alla Vergine di Nazareth.
Il
massiccio tavolo di marmo narra un’altra storia. Da Gregorio si presenta un
mercante che dice di avere perduto in mare un carico prezioso. Ridotto al lastrico
chiede un aiuto per riprendere l’attività. Gregorio gli dà una moneta d’oro.
Torna più tardi. Un’altra moneta d’oro. La terza volta l’economo del monastero
dice che non ci sono più soldi. “Non c’è proprio niente?”. C’è il piatto d’argento
nel quale ogni sera la mamma gli manda la verdura cotta. Gregorio ha problemi
allo stomaco, probabilmente un incipiente tumore. (La mamma, con due figlie, ha
dato vita ad un monastero sull’Aventino, davanti alla casa di famiglia che il
figlio ha trasformato in monastero.) “E va bene, diamogli il piatto d’argento”.
Gregorio,
divenuto papa, è solito servire a tavola 12 poveri. Un giorno se ne presenza un
tredicesimo. Chi è chi non è… “Non mi riconosci? Sono il mercante… ma non ero
un mercante, ero un angelo mandato per metterti alla prova. Sapevamo che
stavano per farti papa, allora volevamo vedere se ne eri degno”.
Da
allora non si può essere a tavola in 13: chi oserebbe prendere il posto di un
angelo?
C’è
poi la storia dell’economo che si tiene in tasca i soldi e muore con questo
peccato. Manda a dire a Gregorio di pregare per lui. Gregorio celebra per lui
30 messe consecutive e alla fine il cattivo amministratore può entrare in
cielo. Nasce così l’usanza delle 30 “messe gregoriane”.
La
nostra visita a san Gregorio al Celio è stata di una grande profondità,
soprattutto per gli appassionati interventi di Innocenzo Gargano e Mariella
Carpinello. I fioretti comunque non guastano mai, anzi danno un tocco d’umanità
ai santi.
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