lunedì 14 ottobre 2019

Non dimenticar le mie parole


“Moshe metteva un disco sul grammofono, prendeva la mano di Sarah e la faceva girare per tutte le stanze. Suonava quel giorno Non dimenticar le mie parole…”.
È un passaggio assolutamente secondario nell’economia del libro, eppure, chissà perché, l’autrice Mariastella Galli ha scelto proprio il titolo della canzone del Trio Lescano (storpiata come sanno fare le pubblicità) per il titolo del suo libro.
Forse perché quel titolo rispecchia la leggerezza di una scrittura briosa, che ama zoomare su tanti particolari, attenta alla battuta, anche dialettale, agli squarci della natura, con personaggi umanissimi e veri.

Eppure il romanzo è una storia drammatica e complessa che Galli trasforma in dolcezza, e alla fine - un finale impossibile da immaginare almeno per un lettore come me - risulta una storia semplice.
Rievoca la guerra di Spagna, le leggi razziali, l’Olocausto, le fughe degli ebrei, i drammi della nascita e della morte… Senza tuttavia calcare la mano, lasciando intuire piuttosto che documentare, tutto sublimato da un amore eroico e insieme quotidiano.
Un libro che si legge in un giorno e lascia nell’animo un profumo delicato.


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