venerdì 4 ottobre 2019

Bruttezza e bellezza nell'icona di Dio



Ho appena scritto che l’altro è la vera icona di Dio.
Ma è proprio vero che l’altro è trasparenza della bellezza di Dio?
Ci sono persone bellissime, che mi attraggono e mi richiamano la bellezza di Dio. 
Ci sono persone bruttissime, scostanti, che sembrano allontanarmi da Dio.

Ad Assisi dovrò parlare della bellezza di essere cristiani. Penso che la bellezza di essere cristiani consiste nello scoprire la bellezza anche nella bruttezza, nell’accogliere e assumere la bruttezza per trasformarla in bellezza.
Sant’Agostino, nel suo commento alla prima lettera di Giovanni, invita ad andare dentro la realtà profonda delle cose e addita l’amore come la via di trasformazione della bruttezza in bellezza: «La nostra anima, o fratelli, è brutta per colpa del peccato: essa diviene bella amando Dio. Quale amore rende bella l'anima che ama? Dio sempre è bellezza, mai c'è in lui deformità o mutamento. Per primo ci ha amati lui che sempre è bello, e ci ha amati quando eravamo brutti e deformi. Non ci ha amati per congedarci brutti quali eravamo, ma per mutarci e renderci belli da brutti quali eravamo. In che modo saremo belli? Amando lui, che è sempre bello. Quanto cresce in te l’amore, tanto cresce la bellezza; la carità è appunto la bellezza dell'anima».


Se sono brutto e amo, divento bello e amabile.
Ma anche se amo ciò che è brutto posso trasformarlo in bello, continuando l’opera della redenzione, facendomi come Cristo che prende su di sé le bruttezze del mondo e le trasforma in bellezze.
Anche il senso comune ha capito la forza trasfigurante dell’amore. Non è questo il messaggio di certe fiabe come “La bella e la bestia”, o quella della fanciulla che bacia un rospo trasformandolo in un principe?

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