L’appuntamento
è alle 16.00, a san Gregorio al Celio.
Conosceremo
così uno dei più grandi santi romani che proprio lì aveva la sua casa, san
Gregorio Magno. Si fece chiamare “servo dei servi di Dio”.
Ci
accoglierà Innocenzo Gargano, camaldolese, per introdurci in luoghi “segreti”
di una bellezza inimmaginabile. Ci parlerà del santo la storica prof. Mariella
Carpinello.
Gregorio
Magno, romano doc! Nacque attorno al 540 dalla nobile famiglia degli Anici. Il padre
Gordonio, senatore, e la madre Silvia furono annoverati tra i santi. Appena
trentenne fu nominato prefetto della città, la più alta carica civile a Roma.
Le
sorelle erano rimaste vergini e conducevano vita monastica nella casa paterna,
come avevano già fatto le zie. Alla morte del padre, quando persino la mamma si
ritirò in un monastero, Gregorio destinò la casa paterna – un grande complesso
costruito con gusto da generazioni di antenati sul monte Celio – a monastero
intitolato a Sant’Andrea e rimise la sua carica di prefetto nelle mani
dell’esarca.
Più
tardi, da papa, ricorderà con nostalgia questo periodo di luce: “Certo, quando
mi trovavo in monastero ero in grado di trattenere la lingua dalle parole
inutili, e di tenere occupata la mente in uno stato quasi continuo di profonda
orazione. Ma da quando ho sottoposto le spalle al peso dell’ufficio pastorale,
l’animo non può più raccogliersi con assiduità in se stesso, perché è diviso
tra molte faccende. Sono costretto a trattare ora le questioni delle chiese,
ora dei monasteri, spesso a esaminare la vita e le azioni dei singoli; ora a
interessarmi di faccende private dei cittadini; ora a gemere sotto le spade
irrompenti dei barbari e a temere i lupi che insidiano il gregge affidatomi”.
Il
papa del tempo, pur lasciandolo in monastero, lo ordinò diacono e gli affidò il
coordinamento dell’azione caritativa della chiesa. Quando poi papa Pelagio II
ebbe bisogno di un apocrisario, cioè di un rappresentante, presso l’imperatore
d’Oriente, si rivolse a Gregorio che accettò di andare a Costantinopoli, con la
condizione di poter continuare a vivere da monaco.
Tornato
a Roma, la trovò sommersa da tremende sciagure: carestie, inondazioni, peste.
Anche papa Pelagio morì stroncato dall’epidemia.
Fu
allora che Gregorio venne acclamato papa all’unanimità. Tentò la fuga, ma fu
riportato a Roma e condotto direttamente a San Pietro, dove tutti l’attendevano
per l’ordinazione.
La
sua azione di pontefice, sia per il governo della Chiesa che della città di
Roma, gli meritò il titolo di “Magno”.
Forse
il ritratto più oggettivo di questo grande pontefice lo ha fatto egli stesso
nel quinto capitolo della seconda parte della Regola pastorale, quando parla del pastore ideale, scrivendo tra l’altro:
“Un
pastore d’anime deve essere vicino a ciascuno con il linguaggio della
compassione e comprensione. Deve in modo singolare essere capace di elevarsi su
tutti gli altri per la preghiera e la contemplazione. I sentimenti di pietà e
di compassione gli permetteranno di fare sua la debolezza degli altri.
La
contemplazione lo porti a superare e vincere se stesso con il desiderio di cose
celesti. Tuttavia il desiderio della conquista delle altezze spirituali non gli
faccia dimenticare le esigenze dei fedeli. Come pure, il provvedere e il
soddisfare alle esigenze del prossimo, non gli faccia trascurare il dovere di
elevarsi alle cose celesti…
Equilibrare
il desiderio della contemplazione alla necessità di entrare nell’animo dei
peccatori con il linguaggio della comprensione è la norma di ogni efficace
azione pastorale.
L’amore
tocca vette altissime, quando si piega misericordioso sui mali profondi degli
altri. La capacità di piegarsi sulla miseria altrui è la misura della forza di
slancio verso l’alto.
Per
i pastori è fondamentale possedere quella disponibilità di cuore e quella forza
di attrazione, per cui i fedeli non trovano vergognoso aprire loro la
coscienza. Quando i flutti della tentazione si abbattono sui fedeli, il cuore
del pastore diventa il loro naturale rifugio. Come il fanciullo nel seno della
madre”.
E l'icona della Madonna che Gregorio portò in processione per far cessare la peste? Quando sul Mausoleo di Adriano apparve l'angelo che riponeva la spada nel fodero e il mausoleo diventò Castel sant'Angelo? Ne parleremo un'altra volta andando a visitare quella icona...
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