martedì 22 ottobre 2019

Barnaba e compagni, che uomini !


I Padri apostolici, uomini coraggiosi, che hanno guidato le comunità ecclesiali subito dopo gli apostoli. Sono la seconda, terza generazione. Non hanno visto Gesù eppure sono forti della testimonianza di chi l’ha visto e ascoltato. Si trovano davanti a sfide nuove e devono credere nonostante difficoltà interne e persecuzioni esterne.
Sto rileggendo i loro scritti (nella splendida nuova edizione di Città Nuova), gustando una cristologia essenziale, che punta sull’umanità di Gesù e sulla sua opera di salvezza. A parte le notissime lettere di Ignazio di Antiochia che la liturgia delle ore ci fa leggere, anche gli altri testi sono una testimonianza straordinaria dei primi tempi del cristianesimo.

In questo momento sto leggendo la Lettera di Barnaba. Chiunque ne sia l’autore è bello sentire le motivazioni che lo spingono a condividere la sua fede e la sua lettura delle Scritture: “Vi scrivo con molta semplicità… io umile servitore del vostro amore”. “Volendo scrivere molte cose, non come un maestro, ma come conviene a uno che ama, per non perdere nulla di quello che abbiamo, mi affrettai a scrivere come un vostro umile servitore”.
Invita a rimanere uniti perché soltanto così si possono affrontare le prove e risultare vincitori: “Non isolatevi ripiegandovi in voi stessi… ma riunitevi cercando il bene comune… Diveniamo spirituali, diveniamo un tempio perfetto per Dio”.
Un Dio che prende carne umana, e con essa i peccati e tutte le miserie, per rivestirci di gloria; una Chiesa unita, che rivive in sé il mistero della passione morte e resurrezione del suo Cristo, e che è resa forte dalla presenza di Dio in essa: ecco i temi che maggiormente vengono in rilievo e che possono ispirare la nostra Chiesa di oggi, così divisa e timorosa di osare.


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