Alto, distinto, ben vestito, da più di mezz’ora parla con
la protesi auricolare, il telefonino. Niente di male. Mi dà un po’ fastidio che
parli a voce così alta, ma mi supero facilmente. Ognuno dei presenti può seguire
le sue conversazioni con personaggi diversi, ma tutti altrettanto importanti.
Importanti, ma non come lo è lui. Si capisce bene che lui è il capo. È
soprattutto per questo che dà fastidio: non che sia una persona importante, ma
l’ostentazione, il valer far sapere a tutti che lui è una persona importante,
il capo.
Sono tante le persone importanti e più ancora quelle che ci
tengono ad apparire tali. In un’ora, via telefono, impartiscono direttive,
risolvono problemi d’azienda, ribaltano il mondo. Mi domando cosa faranno nelle
altre 23 ore della giornata (perché è evidente che sono persone che lavorano 24
ore su 24), quando sono concentrate e sole in ufficio se, in un’ora e
circondate da tante persone, rumore e movimento, hanno già tutto appianato.
Forse leggeranno il giornale che non trovano il tempo di leggere mentre
viaggiano.
Chissà perché questa macchietta ricorrente oggi mi ha richiamato,
per contrasto, un’altra personalità o meglio, più semplicemente, una persona,
Maria di Nazaret. Ne ha ben fatte di cose importante, lei. Ha aperto le porte
al Cielo, s’è fatta scala perché Dio scendesse sulla terra, l’ha mostrato ai
saggi d’Oriente, l’ha difeso contro gli attentati di un re. Ha composto il più
bel canto magnificando l’Onnipotente per le grandi opere da lui compiute. A
Nazaret ha allevato il Figlio di Dio, a Cana gli ha aperto la strada perché iniziasse
a compiere gesti di salvezza, sul Calvario ha lavorato con lui alla redenzione
del mondo. Nel cenacolo ha sostenuto la fede degli apostoli ed ha tenuto a
battesimo la Chiesa
nascente. Ditemi voi se è poco. Altro che manager d’azienda! Lei l’ha ribaltato
davvero il mondo. E senza un briciolo di ostentazione, anzi nel silenzio più
alto e nel nascondimento più umile. Il suo biglietto da visita: “Serva del
Signore”. Qui c’è dello stile.
È lo stile richiesto, mi sembra, a chi, come lei, è
chiamato a portare Dio nel mondo, ossia a chiunque si professa cristiano, se è
vero che “ogni cristiani è missionario”, un mandato a portare la grande notizia
del Vangelo.
Farsi vicino a chiunque, con discrezione e insieme con estrema
attenzione: intuire, capire, condividere, prestare aiuto. In una società dove
quello che conta è apparire (esisti soltanto se sei in TV, sui social), fare
carriera, prevalere, schiacciare l’avversario, è insolito mettere in luce
l’altro e fargli da sfondo perché sia lui e senza che io debba necessariamente emergere.
Sì perché l’altro, in una logica evangelica, non è più il concorrente, ma
semplicemente un compagno di viaggio.
Giornata missionaria mondiale. La via della missione mi
pare che oggi passi proprio da qui: farsi prossimo con quanti la vita ci mette
accanto volendo soltanto il suo bene. Sarà ancora possibile tra essere umani
l’amore disinteressato? La vicinanza può diventare amicizia, e l’amicizia
condivisione, anche dell’esperienza del Vangelo vissuto, della fede. È Maria
che non si mette in mostra, che non accentra l’attenzione su di sé, ma chi
indica il Cristo.
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