con p. Tarcisio |
P. Tarcisio mi ha regalato non soltanto una bella
accoglienza nel convento del Santo a Padova, ma anche un piccolo gioiello, il
diario di padre Roberto Ceccarelli, appena pubblicato dalle edizioni del
Messaggero col titolo Mi chiamavano Calimero. (Bellissima la grafica!)
Dietro la straordinaria storia di p. Roberto c’è anche p.
Tarcisio, che lo ha accompagnato nel suo cammino formativo prima, poi in quello
ancora più formativo della malattia e della morte.
Non avendo accesso, in questo periodo, ai miei album fotografici,
non posso mettere qui nessuna foto con lui, ma quelle pubblicate sul libro lo
mostrano sempre sorridente come tutte le volte che ci siamo incontrati. Lo
conoscevo bene, ma non così in profondità come me lo rivela adesso il suo
diario. Quelle pubblicate sono soltanto poche pagine, ma significative di un’anima
grande, che in breve tempo ha compiuto passi da gigante nella via della
santità. L’accelerazione è data dalla malattia che in pochi anni ce l’ha
portato via.
Bastano le sue frasi che danno il titolo ad alcuni ultimi
capitoli del libro per lasciarci intravedere il suo vissuto:
- Il Paradiso è vicino!
- Come posso prepararmi alla morte?
- Ho paura e non so se ce la farò
- Si può vivere un paradiso anticipato
- Sono pronto, cosa devo fare?
Ha paura. Chi non ne avrebbe? Eppure si guarda il meno
possibile per guardare sempre fuori di sé. Sente costantemente accanto la
presenza di Gesù che lo aiuta a portare il “giogo”, che per questo diventa “dolce
e soave”.
Il segreto è nella Parola di vita vissuta con intensità,
nell’attimo presente come occasione per amare, nel costante dono di sé agli
altri, nell’unità con tanti che condividono il suo cammino.
Tre mesi prima della morte, avvenuta in 26 agosto 2005, all’età
di 49 anni, scrive:
“Tanto spesso mi fermo in coro o in camera e penso alla vita
che scorre: che mistero! Vorrei possederla, vorrei fermarla per coglierne il
senso profondo invece deve scorrere, non posso fermarla e prenderla in mano: è
come un fiume e allora mi lascio portare da questa corrente sapendo bene dove
mi sta portando: al Cielo!”.
Sono Alberto di Treviso, ero fraterno amico di padre Roberto Ceccarelli. Si confidava molto con me, vista la nostra amicizia. Ho seguito tutto il suo calvario, dall'annuncio della malattia all'ultima ora. In un sms mi ha scritto: "siamo come passeri nelle mani del Padre".
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