«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte
cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che
non le sarà tolta» (Lc 10, 38-42)
Domani sera tornerà alla casa paterna. Si chiama così,
vero? Casa “paterna”. In effetti è la casa materna. Entrerò e non sentirò
ripetere per due volte il mio nome, come era solita fare la mamma: “Fabio, Fabio”.
Una semplice modulazione su due sole note contigue, d’una dolcezza unica, dal
timbro inconfondibile. Una ripetizione del nome che diceva soltanto affetto,
familiarità.
Domani sera entrerò in casa e non sentirà più ripetere il mio nome con quel
tono inconfondibile. Eppure lo sento ancora, tante volte…
Quando Gesù si rivolge a Marta e la chiama ripetendo
due volte il nome, mi sembra di sentire nella sua voce il tono stesso di mia
mamma: “Marta, Marta”. Anche lui ripete il suo nome. So che non è un rimprovero,
è segno d’affetto, di familiarità.
Riconosco lo stesso timbro di voce nell’appello rivolto a Saulo sulla via di Damasco, anche quello ripetuto due
volte: “Saulo, Saulo”. Anche quello non era un rimprovero, ma un segno d’affetto,
di familiarità.
Diverso dal nome della Maddalena pronunciato una
volta sola nel giardino della risurrezione: “Maria!”, sussurro di chi vuol fare
una sorpresa e suscitare la gioia. Diverso dal nome di Pietro pronunciato sul
lago: “Simone, figlio di Giovanni”, solenne, ufficiale, autoritativo.
Quel “Marta, Marta” è amore indulgente e paziente che comprende
la debolezza, forse la gelosia. È una carezza che apre il cuore a un
insegnamento: “Cerca la parte buona, che è stare con me, tutto il resto non è
buono”. Nel testo greco non c’è un comparativo, “migliore”, c’è semplicemente
un “buono”: Maria non ha scelto la parte migliore, ma quella buona. Stare dalla parte di Gesù non è migliore di qualche altra cosa, è l’unica
cosa buona da fare.
La scelta buona – l’unica – è sedersi ai
piedi di Gesù, come ha fatto Maria, mettersi alla sua scuola, diventare
suoi discepoli, bere le sue parole, viverle, fare propria la sua volontà: fare
soltanto quello che egli desidera. Sì, Marta, Marta, puoi continuare pure a preparare
la cena, ma che sia espressione della volontà di Dio, che sia soltanto per
amore.
Chissà, cara Marta, quante volte lungo la tua vita, hai continuato a sentirti ripetere quel nome pronunciato con affetto: "Marta Marta...".
Che anche me continui a chiamarmi per nome e a ricordarmi quello che solo vale.
Che anche me continui a chiamarmi per nome e a ricordarmi quello che solo vale.
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