La casa degli Zinelli a sinistra e quella dei de Mazenod al centro |
Chiesa di san Silvestro |
Arrivò durante i festeggiamenti dell’Ascensione quando si
festeggiava lo sposalizio del Doge col mare. Così la sua famiglia non riuscì a
trovare alloggio e per due o tre notti rimasero nella barca con la quale erano
giunti da Torino.
Un certo Mantecatini, faccendiere e «simpatico imbroglione,
riuscì a trovarci un buco per disagiato che fosse… un appartamento minuscolo
composto di due stanze dove bisognava sistemare le undici persone di cui era
composta la nostra famiglia, compresi i padroni, i ragazzi e i domestici.
Pazientammo un mese in questo brutto alloggio dove eravamo ammucchiati; ma
finalmente gli stranieri venuti per le feste dell’Ascensione sgomberarono e noi
potemmo trovare sul Canal Grande, di fronte al bel palazzo Grimani, un
piacevole appartamento che conservammo fino alla partenza».
Del primo alloggio, la barca, naturalmente non c’è traccia;
del secondo neppure; e quello “sul Canal Grande, di fronte al bel palazzo
Grimani”?
Sono venuto a Venezia, città che ho visto di sfuggita una o
due volte, per ritrovare i luoghi di sant’Eugenio. Impresa non facile. Per
fortuna ho una guida d’eccezione, Daniela Merlani, che ha fatto mille ricerche
in merito.
Chiesa di san Fantino |
Un giorno io passavo
il tempo affacciato alla finestra che si apriva sulla casa della famiglia
Zinelli, quando don Bartolo mi apparve sul lato opposto e, rivolgendomi la
parola, mi disse: – Signorino Eugenio, non vi dispiace di perdere il tempo
baloccandovi così alla finestra?
– Purtroppo, signore, lo faccio con molto
dispiacere; ma che ci posso fare? Sapete che sono forestiero e non ho libri a
mia disposizione –. Lì voleva giungere il mio interlocutore. – Non
preoccupatevene, figliolo caro; sto qui proprio nella mia biblioteca dove si
trovano tanti libri latini, italiani, anche francesi, se volete approfittarne.
– Non chiedo di meglio, feci io – Immediatamente don Bartolo staccò la sbarra
che fissava gli scuri della finestra e, mettendoci sopra un libro, me lo porse
attraverso la stradina che ci separava. Il libro fu divorato subito perché io
leggevo con avidità e il giorno dopo mio padre mi consigliò di andarlo a
restituire e ringraziare don Bartolo. Tutto previsto.
C’è poi la parrocchia di S. Fantino, quella della prima dimora,
dove gli zii di sant’Eugenio presero a celebrare la messa. Dopo che si
spostarono sul Canal Grande lo zio Fortunato continuò a celebrare a S. Fantino,
mentre il prozio Andrea prese a celebrare nella nuova parrocchia. Morì il 22
novembre 1795 e vi fu sepolto.
Ma dov’è la tomba dello zio Andrea? Quando sant’Eugenio
tornò a Venezia nel 1842, questa volta da vescovo, trovò la chiesa
completamente rifatta dai lavori del 1838 e non trovò più la tomba dello zio. Nel
corridoio che dal coro conduce alla sacrestia c’è una lapide che lo ricorda,
scritta forse dallo stesso Eugenio, che la firma.
Gli Oblati amano ricordare questo periodo del loro Fondatore, che ne ha segnato profondamente la vita, come lui stesso racconta:
Passarono così
quattro anni, e l’affetto di questa famiglia [gli Zinelli] così rispettabile
che mi aveva adottato cresceva in proporzione del legame che mi univa ad essa (…)
La famiglia in cui vivevo era cristiana al cento per cento e don Bartolo, che
più particolarmente s’era interessato di me, era un santo autentico da
canonizzare. (…)
Alla scuola di questo
santo sacerdote ho imparato a disprezzare le vanità del mondo e a gustare le
cose di Dio: lontano da ogni distrazione pericolosa, da ogni contatto con giovani
della mia età, non pensavo nemmeno a quanto formava l’oggetto delle loro
aspirazioni. (…) Da lì ha inizio la mia vocazione allo stato ecclesiastico e
forse a uno stato più perfetto
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