martedì 23 luglio 2019

A Venezia con sant'Eugenio / 2


La chiesa di san Silvestro
Ero stato a Venezia quando avevo pressappoco l’età di sant’Eugenio. Da allora sono tornato una volta in piazza san Marco in non so quale occasione.
Camminare per la città è stata quindi piacevolissima sorpresa. Anche questa volta non ho visitato Venezia, ma per una mezza giornata, salendo a Tonadico l’altra settimana, sono andato alla ricerca dei pochi luoghi segnati dal passaggio di sant’Eugenio.

Arrivando presto ho trovato Venezia ancora addormentata, silenziosa, senza turisti, con i negozi chiusi.
La prima tappa direttamente san Silvestro, dove ogni giorno Eugenio serviva la messa al vecchio zio Andrea. Una chiesa bella, ma completamente ristrutturata rispetto a quella che Eugenio frequentava alla fine del 1700. Nel 1802 ne è stato cambiato l’orientamento e l’abside è collocata dalla parte opposta, dove precedentemente si trovava l’entrata, rivolta dalla parte del Canal Grande. Quando Eugenio vi tornò da vescovo aveva già la configurazione attuale.
Il parroco ci ha accolti molto bene e ho potuto celebrarvi la messa.
Ho ricordato quando Eugenio, ancora ragazzo, ogni giorno leggeva a voce alta allo zio un capitolo del Nuovo testamento in latino, su quel libro piccolo piccolo che, una volta morto lo zio, si è tenuto con sé e ha portato in tasca per tutta la vita, continuando a leggere ogni giorno il Nuovo testamento per una mezz’ora come aveva imparato a Venezia.
Ho poi ricordato l’altro episodio, sempre con lo zio Andrea, quando un giorno, al termina della lettura lo zio gli domanda… ma è meglio lasciarlo raccontare da Eugenio stesso:

Chiesa di san Silvestro


Un giorno il mio venerando prozio, dopo la lettura di un capitolo del N. Testamento che facevo in un libriccino ancora in mio possesso, mi disse con serietà (così almeno mi parve): – È vero, Eugenio, che vuoi entrare nello stato ecclesiastico? – Certo, zio caro, gli risposi senza esitare. – Ma, figliolo mio, come puoi deciderti a una cosa simile? Non sai di essere l’unico superstite della nostra famiglia che così andrebbe estinta? – Meravigliato che una simile considerazione uscisse dalle labbra di un uomo così venerando, ripresi vivacemente: – Non sarebbe forse un grande onore per la famiglia finire con un sacerdote? – Mio zio scherzava perché, entusiasta nel sentir parlare in tal modo un ragazzo di 13 anni, mi abbracciò e mi benedisse. Questa vocazione precoce andò a effetto solo molto tempo dopo. Eravamo nel pieno del nostro vagabondaggio e il mio esilio durerà ancora per molti anni.
La lapide in ricordo dello zio Andrea
Mons. Milesi e la sua biblioteca
Dopo la messa in sacrestia ho visto un ritratto del parroco Milesi, che aveva aiutato con tanta generosità i de Mazenod. Sotto il suo ritratto si apre una porta che introduce a una grande biblioteca che mons. Milesi lasciò alla parrocchia quando divenne vescovo di Vigevano e poi patriarca di Venezia. Conosciamo tutti la riproduzione di un suo ritratto da vescovo. È la prima volta che lo vedo giovane, proprio negli anni in cui era parroco a san Silvestro.
Ho visto naturalmente anche la lapide che sant’Eugenio, una volta che tornò a Venezia da vescovo, compose il ricordo dello zio che era stato sepolto nella chiesa: il suo corpo era sparito in occasione della ristrutturazione.

Poi la casa sul Canal Grande, davanti al Palazzo Grimaldi, dove i de Mazenod hanno abitato in questi anni. Adesso ha due ordini di loggiati che la rendono particolarmente elegante, ma allora non c’erano, perché costruiti nella ristrutturazione della casa verso il 1880.
Sono passato per la minuscola calle che separa la casa dei de Mazenod da quella degli Zinelli: davvero si potevano passare i libri da una finestra all’altra come racconta sant’Eugenio. La casa si vede anche dal vicino ponte di Rialto.


La casa dove vivevano i de Mazenod, a destra
e la casa degli Zinelli, a sinistra
Tra le due case...
Infine la chiesa di san Fantino, nella cui parrocchia i de Mazenod trovarono alloggio nel primo mese di permanenza a Venezia e dove lo zio Fortunato continuò a celebrare ogni giorno. L’abbiamo trovata aperta perché ospita una mostra d’arte contemporanea, altrimenti è sempre chiusa. È proprio davanti al Teatro La Fenice. Ma la casa dove abitavano… impossibile conoscerne l’ubicazione.
Ho comunque passeggiato lungo quelle stradine, salendo e scendendo sui ponti che scavalcano i canali, ho visto passare gondole e gondole… Ho provato a guardare tutto gli occhi di quell’adolescente che aveva voglia di conoscere.
Gli piacevano particolarmente le regate, che vedeva passare sotto casa e che avevano il traguardo proprio davanti:


La chiesa di san Fantino
Le case che si affacciano sul canale hanno i balconi ornati di tappeti e ogni proprietario si sente in obbligo di invitare tanti parenti quanti le loro case ne possono contenere: dappertutto offrono rinfreschi di cui Venezia non è mai avara. L’afflusso dei curiosi, i balconi e le finestre non solo dei palazzi affacciate sul Canal grande ma tutte le case che da qualunque lato hanno il canale in vista, una folla di barche piena di gente che riempie talmente il corso del canale che rimane solo lo spazio necessario al passaggio alle barche in gara, la ressa di questa folla immensa in tripudio formano uno spettacolo impossibile a descrivere. (…)
Le corse han luogo nel pomeriggio: la prima è formata da numerose barche a un solo remo: barche così leggere e di dimensioni così piccole che sarebbe pericoloso farvi entrare un’altra persona: del resto è assolutamente vietato. I marinai che le guidano sono elegantissimi nelle loro tenute bianche fasciate di sciarpe di seta di colori diversi. (…)
Terminate le corse tra le acclamazioni della folla le innumerevoli imbarcazioni allineate lungo il Canal grande e i piccoli canali adiacenti escono da ogni lato e coprono il canale zigzagando abilmente, mentre i rematori vittoriosi al centro di questa folla immensa presentano umilmente i loro cappelli per ricevere l’omaggio che nessuno rifiuta al loro merito, tale è l’entusiasmo che a Venezia suscitano simili gare.

Non lascia passare la descrizione di altre feste, specialmente quella dell’Ascensione e dello sposalizio del doge con il mare… commentando: “Che paese di divertimenti la Venezia di allora!”
Ma racconta anche di quella volta che finì in acqua nel Canal Grande e tornò a casa fracido marcio…
Venezia gli rimase sempre nel cuore: è lì che sentì per la prima volta la chiamata a seguire Gesù.


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