domenica 14 luglio 2019

A Tonadico 70 anni dopo


Siamo tornati a Tonadico, sulle Dolomiti trentine, dove, 70 anni fa, è iniziata l’esperienza del cosiddetto Paradiso ’49. Sono con la Scuola Abbà, una delle felicissime creazioni del genio di Chiara Lubich.
È forse la prima volta che tutti i membri di questa Scuola succedutisi negli anni si ritrovano insieme. Siamo 65, per un seminario che ha come titolo: «Prospettive antropologiche alla luce del Paradiso ’49».
Ma prima di tutto siamo qui per rinsaldare l’unità tra noi perché, nel susseguirsi delle generazioni, la Scuola Abbà continui a essere quel “cenacolo di santità” che garantisce il compimento della missione che Chiara le ha affidato: enucleare ed elaborare la dottrina contenuta nel carisma dell’unità.

Con questo seminario iniziamo una riflessione su un tema che stava particolarmente a cuore a Chiara e che più volte nel passato ci siamo proposti di affrontare: la visione antropologica che emerge dal Paradiso ’49.
Abbiamo scelto la formula del seminario piuttosto che del convegno. Un convegno esigerebbe ben altra preparazione, soprattutto nella pianificazione dei diversi contributi e nella scelta dei relatori, in modo da dare completezza al tema affrontato. Questi sono piuttosto giorni di comunione e di dialogo tra Di noi.

Ieri, nel dare inizio ai lavori, ho lasciato la parola ad un membro della Scuola Abbà ormai in Paradiso, Marisa Cerini, che tanto ha lavorato sul testo. In un suo tema, pubblicato sul recente numero di “Nuova Umanità” dedicato al Paradiso ’49, trovo sintetizzato in maniera semplice e bella il metodo di lavoro che caratterizza la Scuola Abbà:
Prima di elaborare la dottrina contenuta in questa luce [l’esperienza del ’49], dob­biamo essere discepoli fedeli, che la mettono in pratica e sono da essa evangelizzati, dobbiamo divenire «segni visibili di questa unità».
Vale perciò per tutte le nostre scuole, in tutta la nostra attività di ri­flessione filosofica, teologica, ecumenica, sociologica ecc., quella che per il Movimento è la premessa fondamentale: «la mutua e continua carità, che rende possibile l’unità e porta la presenza di Gesù nella collettività» (Statuti generali dell’Opera di Maria. Premessa).
Se Gesù è fra noi, egli che è la verità incarnata, ne è anche il più legittimo e il più grande maestro, l’unico maestro della sua verità. Con lui fra noi possiamo dire ciò che ha scritto Paolo: «Noi abbiamo la mente – la noûs – di Cristo» (1 Cor 2, 16) [riferimento particolarmente caro a Peppuccio!].
E Cristo è luce per ogni uomo.
Se non è così, se non c’è l’amore reciproco tra noi e la sua presenza fra noi, è notte.

Sono sicuro che questi giorni di incontri segneranno una tappa decisiva per questo nostro cammino d’unità e di riflessione.


Nessun commento:

Posta un commento