sabato 27 luglio 2019

L'Abbà


«Quando pregate, dite:
"Padre” (Lc 11, 1-13)

Il viaggio verso Tonadico mi ha portato nella Cappella degli Scrovegni, scrigno d’arte e di fede.
Conosciamo a memoria le scene del Vangelo affrescate da Giotto.
Non ricordavo invece il Padre, dipinto sull’arco che immette nell’abside. Su in alto rimane un po’ lontano per una attenta lettura. È in atto di chiamare a sé l’arcangelo Gabriele, al quale confiderà l’incarico dell’annuncio a Maria, avviando così la storia di Gesù e della nostra salvezza.
Il giorno successivo visito la pinacoteca, nello stesso ambiente museale. Ancora una volta mi ritrovo attorniato da capolavori d’arte e di fede.
In una stanza trovo, al centro, la grande icona del Padre. Ma è quella della Cappella degli Scrovegni! Vengo così a sapere che non è un affresco, come tutti gli altri dipinti della Cappella, ma un quadro su tavola, staccata perché non si deteriori e collocato nella pinacoteca.
Troppo bello, ora che posso vederlo da vicino. Un Padre giovane, diverso da quello che abitualmente è ritratto nella iconografia classica.
Somiglia Gesù! ("Chi vede me, vede il Padre!")
"È l’Abbà!", esclamo e non posso non ricollocarlo nella sua situazione originaria, oggetto di culto: lo prego ad alta con la preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro…”.

Una settimana più tardi, di ritorno da Tonadico, in attesa del treno alla stazione di Padova, leggo “Città Nuova” e mi sento pienamente interpretato da Luigino Bruni che parla della differenza tra "vedere" un'opera d'arte in una riproduzione e averla davanti fisicamente: “l'esperienza artistica è anche e soprattutto un'esperienza fisica e corporea... il quadro si vede, certo, ma anche si sente, si odora, siamo visti da lui... Accade qualcosa di simile alla differenza che passa tra chattare con un amico su Facebook e andarlo a trovare a casa per stare con lui".
Chissà come sarà andare a trovare l'Abbà a casa e stare con lui...
Intanto lo preghiamo: "Padre...".

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