venerdì 21 dicembre 2018

Sant'Eugenio davanti al mistero dell’Incarnazione



Il rpesepe di casa
Sant’Eugenio era ancora seminarista quando, il 31 dicembre 1810, spiegò ai suoi compagni del mistero del Natale.

Alzati, Sion, e guarda a oriente: l’Onnipotente ha deciso di rivestirti della sua giustizia, vuol cingere la tua fronte di una corona immortale. (...) Perché il Verbo di Dio è apparso sulla terra e s’è messo a parlare con gli uomini (Ba 3, 38).
Questo prodigio preannunciato dall’ispirato figlio di Neeria ai figli di Israele (…) noi l’abbiamo visto operarsi sotto i nostri occhi. La Parola di vita che esisteva fin dal principio noi l’abbiamo udita, l’abbiamo vista coi nostri occhi, l’abbiamo toccata con le nostre mani, e possiamo darne testimonianza... (1 Gv, 1, 2-3).

Ma chi potrebbe riconoscerlo sotto i miseri panni con cui la povertà ha coperto le sue membra delicate? È mai credibile o addirittura possibile che la sapienza, la bontà, la giustizia, la grandezza infinita di Dio abbiano inteso apparire in questo bambino?
Così si esprime la sapienza umana, ma san Paolo risponde che ciò che è debole in Dio è più forte di tutti gli uomini messi insieme e quanto sembra indegno della sapienza di Dio è più valido dell’umana saggezza. (…)

Eccolo il Liberatore, ed è apparso come si era annunciato, quale doveva essere. I suoi inizi umili e oscuri invece di renderlo irriconoscibile lo caratterizzano per quel che è. Destinato a essere Re di un ordine nuovo, anche la sua grandezza doveva essere di un genere diverso: colui che con la sua morte doveva distruggere il regno dell’avidità doveva fin dal primo istante della sua esistenza disprezzarne il fasto e il falso splendore. (…)
Soltanto così la misericordia e la verità han potuto incontrarsi e la giustizia e la pace, ritrovatesi insieme, si sono scambiate il bacio della riconciliazione (Sal 84, 11).


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