Oggi è l’anniversario della canonizzazione
di sant’Eugenio de Mazenod. Quell’anno, 1995, era la prima domenica di Avvento.
C’era bisogno di
riconoscerlo santo? Non lo era già?
Sono andato a rileggermi una
pagina del mio diario del 5 dicembre 1995, che forse risponde a questa domanda
I
giorni della canonizzazione sono ormai terminati...
Mi
ha colpito innanzitutto l’internazionalità. Solo un fondatore e un fondatore
del calibro di Eugenio poteva trascinare con sé tante persone di tutti i
continenti. Si vedeva chiaramente che non si tratta di un santo degli Oblati,
ma di un santo della Chiesa. Ciò che veniva in evidenza non era un istituto
religioso, ma un popolo. I suoi figli erano laici e laiche, giovani... e anche
gli Oblati, ma come persi nel popolo di Dio.
Tutti
erano meravigliati che la sua famiglia – i de Mazenod-Boisgelin – fosse così
numerosa: 400 persone. Eppure quanto più numerosa era la sua vera famiglia,
quella non del sangue e della carne, ma quella nello Spirito. Davvero i figli
della donna sterili sono più numerosi di quella sposata. Se Eugenio non avesse
seguito l’avventura dello Spirito avrebbe oggi una bella discendenza, di poco
più di 400 persone, ma che forse non si sarebbero più ricordate di quel loro
avo... Oggi ha invece una discendenza come le stelle del cielo...
Un’altra
cosa che m’ha impressionato è la sensazione che in questi giorni non si sia
parlato tanto di lui. Si è certamente parlato della sua vita e della sua
santità, ma ciò che soprattutto è venuto in evidenza erano i frutti. Più che
guardare a lui si è guardato ai giovani e ai gruppi che provenivano da tanti
paesi. Si mettevano in luce le esperienze di una nazione, di un’altra, la vita
delle differenti comunità, i rapporti tra gruppi... E questo è stato il modo
migliore di presentare la santità di Eugenio: dai frutti riconoscerete
l’albero.
Grazie,
sant’Eugenio, per aver vissuto in modo da generare tanta vita. Continua a rigenerare
la tua famiglia religiosa, a convertire i cuori, a far nascere e crescere il
popolo di Dio. E aiutaci a diventare santi come lo sei diventato tu.
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