«È Natale.
Di chi? Del Signore.
Ha un giorno natalizio? Sì.
Il Verbo che era in principio, Dio presso
Dio, ha un giorno natalizio? Sì.
Se non avesse una nascita umana, noi non
potremmo giungere alla rinascita divina; è nato perché possiamo rinascere.
Nessuno dubiti di poter rinascere: Cristo
è nato.
È stato generato, non ha bisogno di essere
rigenerato. A chi era necessaria la rinascita se non a quelli la cui nascita
era avvenuta sotto la condanna?
La sua misericordia scenda dunque nei
nostri cuori.
La madre lo ha portato nel seno, noi
portiamolo nel cuore.
La Vergine era gravida del Cristo fatto
carne, i nostri cuori lo siano della fede in Cristo.
La Vergine ha partorito il Salvatore, noi partoriamo
la lode.
Non siamo sterili, siamo fecondi di Dio».
(Agostino, Discorso 189,3)
Mi piace questo scritto di Agostino
perché ci propone un Natale pieno di misericordia, di speranza, di
luce, di lode: “è nato perché possiamo rinascere”.
Noi siamo quelli che hanno avuto la grazia
di essere visitati da Gesù. L’incontro con Lui ha acceso il desiderio di
cercarlo ancora e la speranza dell’attesa: sappiamo che verrà, che viene ogni
giorno, che lo vedremo e lo possiederemo in pienezza e saremo posseduti da Lui
che sempre ci precede: “Corro per conquistarlo, perché lui mi ha già
conquistato” (cf. Fil 3,12).
Possiamo sperare anche per chi non ha più
speranza. Mi ha impressionato il ritratto dell’Italia fatto dal Censis: “generale
mancanza di aspettative”, “assenza di reattività”, un Paese “con le pile
scariche”, che non spera più, che non aspetta più niente; il 70% dei giovani
che non sa indicare un maestro di vita…
Il mio augurio è che il fuoco del Natale bruci l’anima nostra e incendi quanti ci sono accanto. Che la nostra fede, la
nostra speranza, il nostro anelito di pienezza di Vita si comunichi a tutti.
Anche chi non crede e non spera più può essere toccato
dal Natale.
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