La realtà del “Natale con i tuoi”, dell’armonia
gioiosa del ritrovarsi insieme, sembra smentita da quando ci
raccontano ogni giorno i mass media: più della metà dei matrimoni finisce in divorzo o separazione, violenze d’ogni
tipo dentro le mura domestiche, alterazioni della famiglia naturale nelle più
diverse contraffazioni, figli sballottati da un genitore all’altro o confinati
dai nonni… Come ritrovarsi in famiglia a Natale se la famiglia non c’è più?
Nella lingua ebraica della Bibbia non esiste la parola
“matrimonio”. Si dice piuttosto: la moglie di…, il marito di… Anch’io ho sempre
chiamato i miei vicini di casa come Giovanni della Lara, Giovanni dell’Ilva… È
un linguaggio che indica il matrimonio come relazione, rapporto tra persone; vi
affiora l’idea di famiglia come riflesso della Santissima Trinità, di Dio
Amore. Quando Gesù volle tradurre in termine umani ed adattare a noi la legge
di vita che regola i rapporti tra le Tre divine Persone enunciò la grande legge dell’amore reciproco: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli
altri”. L’ingranaggio che tiene viva la famiglia è proprio la reciprocità
dell’amore tra tutti i suoi membri.
“È stupendo - commentava Igino
Giordani, un uomo con moglie e quattro figli, ormai avviato alla beatificazione
-. Un vero canto all'amore, che passa tra marito e moglie e prole (tre soggetti
che formano l'immagine e la somiglianza umana della Trinità divina, dove tre
persone per l'amore fanno uno); l'amore coniugale s'inserisce nello stesso
amore - diventa lo stesso amore - che unisce le Persone divine”.
Perché allora “Natale con i tuoi”? Con i tuoi per fare
cosa? Forse proprio per riscoprire la natura della famiglia, dove l’amore fa
vivere ognuno dei suoi membri per l’altro, nella reciprocità della donazione,
dell’accoglienza, dell’appartenenza. Uno dei grandi Padri della Chiesa,
Giovanni Crisostomo, parlando alle famiglie ricordava che “l’amore e la
concordia sono da anteporre a tutto perché a qualsiasi cosa sono da preferire”:
“Gli sposi facciano qualsiasi cosa come se avessero una sola anima e fossero un
solo corpo. Questo è il vero matrimonio, quando così grande è la concordia tra
di loro, quando così sono incatenati tra di loro dal vincolo della carità”.
L’amore, lo sappiamo, non è soltanto sentimento, è
molto di più: è donazione di sé fino al sacrificio, è pazienza, capacità di
ascolto, di perdono, impegno a ricominciare… Non per niente quando Gesù ha
donato il comandamento dell’amore ha indicato anche la modalità della sua
attuazione: amarci come lui
ci ha amato. Poco prima, con il gesto della lavanda dei piedi, aveva mostrato come si ama concretamente. Aveva anche detto che non c’è amore più grande di
chi dà la vita per gli amici.
A queste condizioni la famiglia diventa un’altra
famiglia di Nazaret, una “piccola chiesa”, il luogo dove Gesù si fa nuovamente
presente. Lui stesso ha promesso di essere là dove due o tre sono uniti nel suo
nome. “Chi sono i due o i tre riuniti in nome di Cristo, in mezzo ai quali sta
il Signore? - si domandava un altro grande Padre della Chiesa, Clemente
Alessandrino -. Non sono forse l’uomo, la donna e il figlio dal momento che
l’uomo e la donna sono uniti da Dio?”. Se in famiglia c’è l’amore, c’è Gesù, e
se c’è Gesù è sempre Natale.
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