È quasi il simbolo della vita
cristiana, tutta protesa verso l’avvento ultimo del Signore.
Non c’è spazio per la
nostalgia nell’Avvento.
Non c’è tempo per svoltarsi
indietro a rimpiangere ciò che si è lasciato.
La moglie di Lot, voltandosi
indietro divenne una statua di sale: “Ricordatevi della moglie di Lot”,
ammonisce Gesù (Lc 17, 32), che, ancora più esplicitamente ci ricorda:
“Nessuno che mette mano all’aratro e guarda
indietro è adatto per il Regno di Dio” (Lc 9,
62).
Paolo, come sempre, l’aveva
ben capito: “Fratelli, io non ritengo ancora di essere giunto (alla perfezione
e al premio), questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il
futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere
lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3, 13-14).
Più si va avanti negli anni
più si è tentati di “guardare indietro”, quasi che alle spalle vi sia una mitica età
dell’oro. Si idealizza il passato, trasformandolo in un’epoca straordinaria, lo
si abbellisce, lo si ripropone come esemplare. Agli ebrei nel deserto sembrava
addirittura sublime la schiavitù passata: «Oh, come ci torna in mente il pesce
che in Egitto si mangiava liberamente, i cocomeri, i meloni, i porri, le
cipolle e gli agli; qui invece noi deperiamo privi di tutto, i nostri occhi non
vedono che manna» (Nm 11, 5-6).
Se la Bibbia ci invita a fare “memoria”,
a “ricordare” è solo perché, vedendo come Dio ha agito nel passato, troviamo in
lui la sicurezza per il futuro. Hanna Arendt diceva che il futuro è alle spalle
e che noi facciamo memoria del nostro futuro. Se guardiamo al passato è per ritrovare le motivazioni che ci hanno convinto a intraprendere il cammino, le ispirazione che ci protendendo in avanti.
La vita cristiana è pellegrinaggio,
rischio, attesa, ricerca, movimento, futuro. Se qualcosa di bello è avvenuto
nel passato esso ha valore perché il suo effetto permane nell’oggi, infondendo forza
e speranza. Nessuna nostalgia, ma una memoria creativa, feconda, prospettica,
liberatrice. «Anche noi, dunque, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato
che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede» (Eb 12,
1-2).
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