domenica 9 dicembre 2018

Avvento: protesi in avanti


L’Avvento è il tempo dell’anno che più di ogni altro proietta in avanti.
È quasi il simbolo della vita cristiana, tutta protesa verso l’avvento ultimo del Signore.
Non c’è spazio per la nostalgia nell’Avvento.
Non c’è tempo per svoltarsi indietro a rimpiangere ciò che si è lasciato.
La moglie di Lot, voltandosi indietro divenne una statua di sale: “Ricordatevi della moglie di Lot”, ammonisce Gesù (Lc 17, 32), che, ancora più esplicitamente ci ricorda:
 “Nessuno che mette mano all’aratro e guarda indietro è adatto per il Regno di Dio” (Lc 9, 62).
Paolo, come sempre, l’aveva ben capito: “Fratelli, io non ritengo ancora di essere giunto (alla perfezione e al premio), questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3, 13-14).

Più si va avanti negli anni più si è tentati di “guardare indietro”, quasi che alle spalle vi sia una mitica età dell’oro. Si idealizza il passato, trasformandolo in un’epoca straordinaria, lo si abbellisce, lo si ripropone come esemplare. Agli ebrei nel deserto sembrava addirittura sublime la schiavitù passata: «Oh, come ci torna in mente il pesce che in Egitto si mangiava liberamente, i cocomeri, i meloni, i porri, le cipolle e gli agli; qui invece noi deperiamo privi di tutto, i nostri occhi non vedono che manna» (Nm 11, 5-6).

Se la Bibbia ci invita a fare “memoria”, a “ricordare” è solo perché, vedendo come Dio ha agito nel passato, troviamo in lui la sicurezza per il futuro. Hanna Arendt diceva che il futuro è alle spalle e che noi facciamo memoria del nostro futuro. Se guardiamo al passato è per ritrovare le motivazioni che ci hanno convinto a intraprendere il cammino, le ispirazione che ci protendendo in avanti.

La vita cristiana è pellegrinaggio, rischio, attesa, ricerca, movimento, futuro. Se qualcosa di bello è avvenuto nel passato esso ha valore perché il suo effetto permane nell’oggi, infondendo forza e speranza. Nessuna nostalgia, ma una memoria creativa, feconda, prospettica, liberatrice. «Anche noi, dunque, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede» (Eb 12, 1-2).



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