venerdì 7 dicembre 2018

8 dicembre 1854, il dogma dell’Immacolata vissuto da sant’Eugenio



La vigilia della proclamazione del dogma sant’Eugenio scrisse due lettere al Papa nelle quali lo incoraggiava a non lasciarsi influenzare da coloro che non vorrebbero voluto una definizione, ritenendola inopportuna…
«In ginocchio vi domando, beatissimo Padre, di essere almeno altrettanto esplicito in quel che proclamerete. Soltanto seguendo le vostre ispirazioni che sono quelle dello Spirito Santo, impedirete che la Vergine SS.ma perda credito nella mentalità dei fedeli, cosa che oggi accadrebbe dopo una decisione indiretta o incompleta» (5 dicembre 1854).

Indescrivibile la sua gioia al momento della proclamazione, come un bambino che vuole che la festa della sua Mamma sia completa  Aveva 72 anni.
Il 7 dicembre scrive nel diario:
«Pioggia torrenziale per tutta la giornata e alle undici di sera piove ancora: tempo chiuso in ogni direzione: domani sarà bel tempo… Domani farà bello». (Diario, 7 dicembre 1854).
E il giorno dopo:
«Non l’avevo detto? La mia fiducia in Maria Immacolata poteva andare delusa?… il tempo è magnifico» (8 dicembre 1854).

Il diario dell’8 dicembre continua:
Nella basilica di san Pietro, dopo la proclamazione del Vangelo, ecco giunto il momento di ascoltare la voce del Supremo Pastore, che annuncia ex cathedra il dogma solenne. [...]
Il Pontefice con squillante e bella voce, ha invocato la luce dello Spirito Santo, intonando il Veni Creator. Lo stesso grido si è levato da tutti i cuori, e, invece di permettere al Coro di continuare da solo, tutti si sono uniti alla voce del Pontefice. Mai si era vista una cosa simile. L’emozione aveva pervaso tutta l’assemblea. C’era qualcosa di soprannaturale in questo slancio. Ho dimenticato di dire che prima dell’intonazione del Veni Creator, i decani dei cardinali, arcivescovi e vescovi si sono presentati ai piedi del trono chiedendo, in ginocchio, a nome della Chiesa, la promulgazione del dogma atteso dall’intero universo. La supplica, pronunciata in latino dal Cardinale Decano, e la risposta del Papa, non le ho potute sentire, ma vi ho aderito dal più profondo del cuore, soprattutto a nome della mia Chiesa e della nostra Congregazione. Poi il Pontefice, davvero Summus Pontifex, afflante Spiritu Sancto, in piedi, ha dichiarato e definito come dogma infallibile di fede che la Beata Vergine Maria, fin dal primo istante della sua concezione, per uno speciale privilegio e grazia di Dio, in virtù dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata dalla macchia del peccato originale.
Le lacrime hanno soffocato la voce del Pontefice, mentre pronunciava le parole infallibili dettate dallo Spirito Santo. Lascio a voi immaginare quanto condividessi quella profonda emozione. Mi sembrava di vedere il cielo aperto sopra di noi, che ci mostrava la gioia di tutta la Chiesa trionfante unita alla Chiesa militante nel festeggiare la sua e nostra Regina e tutti i santi chiamati, ancor più in alto per l’occasione, a rendere gloria alla bontà inesauribile di Dio. Mi immaginavo di vedere Nostro Signore Gesù Cristo che si congratulava con la Madre divina, e il mio grande patrono, San Giuseppe, in particolare, felice per la felicità della sposa, alla quale è così unito in cielo. Ho anche pensato che la Chiesa purgante veniva illuminata in quel momento dalla luce divina, che le sofferenze di quelle anime erano finite; vorrei quasi dire che il purgatorio si stava svuotando, sia grazie alle indulgenze plenarie applicate, sia per la clemenza del giudice sovrano, che, in occasione della glorificazione della Madre, chiamava questa cara parte della famiglia a partecipare alla gioia della Chiesa universale, rimettendo tutti i debiti e invitandola ai piedi del trono della Madre, per ringraziarla e unirsi alla gioia del coro degli angeli e di tutti i santi.


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