sabato 22 dicembre 2018

Maria donna della Parola


Oggi ho guidato il ritiro alla casa generalizia dei Carmelitani scalzi sul tema Maria, donna della Parola, svolto in tre meditazioni: La Parola accolta; La Parola pregata; La Parola annunciata.
In questa vigilia di Natale, quando la Liturgia ci fa leggere il racconto dell'annunciazione dell'angelo a Maria, mi è sembrato il tema più adatto. (Alla fine del ritiro, il superiore mi ha detto: "Lei ha proprio uno spirito carmelitano...").
Riporto, in parte, la prima meditazione.

La storia di Maria inizia con la visita di un angelo: «L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine… La vergine si chiamava Maria» (Lc 1, 26-27). L’angelo le parla a nome di Dio.
Maria, fin dal suo apparire, è subito icona dell’ascolto della Parola. «Vergine in ascolto, che accoglie la parola di Dio con fede», l’ha chiamata Paolo VI nella sua Esortazione apostolica Marialis cultus (n. 17).
Vergine, innanzitutto. E ciò dice purezza di cuore, donazione piena senza riserve, senza interessi; dice amore attento, vigile, come lo sarà un giorno nel suo intervento a Cana di Galilea. È il terreno buono e fecondo, di cui ci parla la parabola, privo di sassi e di rovi, che può ricevere il seme della Parola e farla fruttificare il cento per uno (cf. Mt 13, 39).
In ascolto: ascolta le parole dell’Angelo, il saluto di Elisabetta, il canto degli angeli a Betlemme, la profezia di Simeone, il giubilo di Anna, le oscure parole di Gesù adolescente, le parole di luce e insieme sempre piene di mistero del figlio diventato rabbi, a partire dalla festa di nozze a Cana fino alla croce sul Golgota. Ascolta le parole e guarda gli eventi in cui è coinvolta, primo fra tutti la nascita del figlio suo, la sua crescita in età sapienza e grazia, i miracoli, il dono supremo della vita...

I nostri padri nella fede hanno sempre pensato che la Vergine Maria fosse ricolma della Parola di Dio. Andrea di Creta, padre della Chiesa, scrive che Maria è come un «libro vivente in cui la parola spirituale è stata silenziosamente inscritta dalla viva penna dello Spirito».
Ruperto di Deutz, teologo medievale, afferma che la Parola di Dio è raccolta in Maria, «nel cui grembo Dio ha convogliato tutto l’insieme delle Scritture, ogni sua parola».
Maria è ricolma della Parola di Dio, la leggeva, la meditava… Dall’epoca patristica in poi era comune ritenere che Maria conoscesse molto bene le Scritture, convinzione che poi si è espressa nell’arte: la Vergine, nelle Annunciazioni, è spesso raffigurata nell’atto di leggere una pergamena o un libro, la Bibbia, di solito aperta alla profezia di Isaia 7, 14, dove si preannuncia una vergine che dà alla luce un figlio. Benché alle donne fosse precluso lo studio della Parola di Dio, Maria nella sinagoga è stata una ascoltatrice attenta della Parola di Dio.
Eppure, lo sappiamo, il rapporto tra Maria e la Parola è ben altro, ben più profondo, unico: Maria è la madre della Parola di Dio, del Verbo, lo contiene in sé.

La Parola di Dio, prendendo carne da lei, non poteva inquinarsi: doveva essere accolta in una mente, in un cuore, in un grembo immacolati. Per questo è l’Immacolata!
Maria è tutta parola di Dio prima ancora che il Verbo venga ad abitare in lei fisicamente. Il Padre, prima di generare in lei il Verbo, l’ha generata nel Verbo perché potesse accogliere il Verbo.
L’ha fatta verbo nel Verbo.
Maria è tutta rivestita della Parola di Dio, per questo è l’Immacolata!
Come il Verbo è lo splendore del Padre, così Maria, fatta parola di Dio e accogliendo la Parola di Dio, riflette lo stesso splendore, la stessa bellezza del Verbo. 
Tota pulchra es Maria, Tutta bella sei Maria!, canta la Chiesa. 

La Parola di Dio che la raggiunge nell’annuncio sorprendente dell’angelo cade, dunque, in un terreno fertile che sa accoglierla con fede. «Alla Vergine nutrita dalle Scritture    scrive Laurentin –  il messaggero divino parla il linguaggio delle  Scritture». Poiché è «intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata», ricorda Benedetto XVI.
L’ascolto: dimensione essenziale nella fede, tante volte trascurata; dimensione che, stando ai pochi brani del Vangelo che ci parlano di Maria, è una sua caratteristica peculiare. Soltanto solo sette le parole che i Vangeli ci riportano di lei, ma il suo ascolto esplicitato o meno dagli evangelisti, sembra non aver limiti. Ho ricordato l’ascolto nelle parole dell’Angelo, di Elisabetta, di Simeone, di Gesù nel tempio e alle nozze di Cana…. Ascolta le parole e medita gli eventi in cui è coinvolta.
Sa dunque far silenzio dentro di sé per far spazio al parlare di Dio attraverso persone, eventi, circostanze.  […]

Il suo ascolto non è passivo o rassegnato. La prima delle sette parole dette da Maria, così come le riportano i Vangeli, è una domanda: «Come è possibile?» (Lc 1, 34). La Parola di Dio che le viene annunciata dall’angelo sembra impossibile ad attuarsi, è incomprensibile. C’è anche un’altra domanda tra le sette parole di Maria: «Figlio, perché ci hai fatto questo?» (2, 48). Il gesto di Gesù che lascia i genitori per rimanere nel tempio risulta sconcertante per Maria, assurdo. Gesù si spiega, ma le sue parole sono ugualmente incomprensibili (cf. 2,50). Altre due volte rimane stupita (cf. 2, 18.33). La Rivelazione, fatta di parole e di eventi, è sempre difficile da comprendere e da accogliere, anche per Maria.
Ciononostante vuole capire, entrare dentro il mistero. Non importa se le occorreranno degli anni. Anche lei, pur già santa nella concezione immacolata, è chiamata a compiere un cammino costante di fede. Anche per lei, come per ogni cristiano, la comprensione delle parole e degli eventi del Vangelo avviene a mano a mano che aderisce alla volontà del Padre e percorre la via della sofferenza: vivendo e amando ha la luce.
Quello di Maria è un ascolto generoso, che diventa accoglienza, apertura attiva, disponibilità, donazione di sé cosciente e libera. «Maria è una donna che ama», sottolinea Benedetto XVI.
La Parola va accolta nella fede, anche quando ci sembra assurda. Maria si è fidata di quello che Dio le diceva attraverso l’angelo, Elisabetta, i pastori, Simeone, lo stesso figlio suo. A volte la Parola si è mostrata particolarmente dura, come quando si sente dire che una spada le trapasserà l’anima (cf. Lc 2, 35); o quando il figlio, davanti a chi la proclama beata perché lo ha dato alla luce e lo ha allattato, risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11, 28); o quando vede anteposti a lei «chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 12, 50). Sembra che Gesù voglia metterla da parte, scartarla.
Maria si lascia guidare con docilità anche quando la Parola sembra contraddirsi. Il suo proposito di verginità, certamente ispirato da Dio, sembra contraddetto da Dio stesso che le propone la maternità. La maternità divina sembra poi nuovamente contraddetta ai piedi della croce dallo stesso figlio suo, quando se lo vede sostituire con Giovanni, un uomo qualunque: «Donna, ormai è lui tuo figlio» (cf. Gv 19, 26), riducendola a una madre come tante.
Maria continua a fidarsi di Dio che, proprio nelle apparenze e nelle contrarietà, nei tagli e nelle rinunce, le dilata infinitamente il cammino, al di là di ogni progetto umano: sarà madre e rimarrà vergine, rimarrà madre di Dio e sarà madre dell’umanità redenta. […]


«Sono la serva del Signore». Maria si arrende incondizionatamente alla Parola di Dio, compresa o non compresa. È l’icona dell’accoglienza e della disponibilità. Origene parafrasa così le sue parole: «Io sono un foglio bianco, dove lo scrittore può scrivere ciò che vuole. Faccia di me ciò che vuole il Signore dell’universo». Dio non ha trovato un cuore duro, ma docile, malleabile, pronto ad acconsentire e far proprio il suo progetto. Da allora in poi tutta la vita di Maria sarà segnata dalla sottomissione amorosa alla Parola, fino a fare di lei la discepola perfetta di Cristo. Quando, rispondendo alla donna che esaltava la madre sua, Gesù dice: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 11, 28), esalta ancor più Maria, riconoscendola non soltanto madre nella carne, ma nell’accoglienza della Parola, così come quando la dice veramente madre sua perché fa la volontà del Padre che è nei cieli (cf. Mt 12,50). Maria è beata perché «ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1, 45).
È nota l’intuizione di Agostino a commento di questi testi evangelici: «La beata Maria colui che partorì credendo, credendo concepì». Ricevuta dall’angelo la risposta al suo dubbio, «essa piena di fede» concepì «il Cristo prima nella sua mente che nel suo grembo». Essa gli appare come la discepola per eccellenza: «Forse non ha fatto la volontà del Padre la Vergine Maria (...)? Ha fatto, sì, certamente ha fatto la volontà del Padre Maria santissima e perciò conta di più per Maria essere stata discepola di Cristo, che essere stata madre di Cristo. Lo ripetiamo: fu per lei maggiore dignità e maggiore felicità essere stata discepola di Cristo che essere stata madre di Cristo».

Paolo VI, nella celebre allocuzione di chiusura della III sessione del Concilio Vaticano II (21 novembre 1964), affermò che Maria «nella sua vita terrena ha realizzato la perfetta figura del discepolo di Cristo». Dieci anni più tardi, nell’esortazione Marialis cultus, propose la vergine quale «prima e più perfetta discepola di Cristo» (n. 35). Giovanni Paolo II lo ha ripetuto innumerevoli volte: essa «fu la prima dei suoi discepoli: prima nel tempo, perché già ritrovandolo nel Tempio ella ricevette dal Figlio adolescente lezioni, che conservava nel cuore; la prima soprattutto, perché nessuno fu mai ammaestrato da Dio ad un grado simile di profondità». Rapportando il tema del discepolato a quello della sequela scrive ancora: «Maria madre diventa (...), in un certo senso, la prima “discepola” di suo Figlio, la prima alla quale egli sembra dire: “Seguimi”, ancor prima di rivolgere questa chiamata agli apostoli o a chiunque altro». Il prefazio della messa votiva della Vergine, che ha per titolo Santa Maria, discepola del Signore, fa così lodare il Padre per le meraviglie operate in lei: «Tutte le genti la proclamano beata, perché nel suo grembo purissimo portò il tuo unigenito Figlio; e ancor più la esaltano, perché fedele discepola del Verbo fatto uomo, cercò costantemente il tuo volere e lo compì con amore».

Prima discepola è la prima a vivere la parola che ascolta. Pensando a lei Gesù annuncia la beatitudine: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11, 28), e nel Vangelo di Giovanni di nuovo afferma: «Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica» (13, 17). Anche nell’Apocalisse leggiamo: «Beato chi legge e beato coloro che ascoltano le parole di questa profezia e mettono in pratica le cose che vi sono scritte» (1, 3). […]
Anche in questo Maria è modello: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1, 45). Maria crede nella parola di Dio; crede, ossia vi aderisce pienamente, la fa sua, la vive, al punto che la Parola prende carne in lei e diventa vita della sua vita.
Ella vive ciò che ascolta e rivolge anche a noi lo stesso involto rivolto ai camerieri alle nozze in Cana di Galilea: «Tutto quello che egli [Gesù] vi dirà, fatelo» (Gv 2, 5).


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