E il re risponderà loro: “In verità io vi
dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 31-46).
Gesù è re,
ma quanto originale la sua regalità. È originale perché non aspetta attenzione
e onore verso la sua persona, ma verso i suoi sudditi. È originale perché si fa
loro fratello, vicino, prendendo su di sé i loro interessi, le preoccupazioni,
i disagi, le povertà, fino a identificarsi con loro. Vale anche per lui la
profezia di sua madre: Dio “ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato
gli umili”. Di sua volontà è sceso dal trono, senza che alcuno lo rovesciasse, si
è messo dalla parte degli umili e li ha innalzati fino a farli diventare re.
Il
vangelo di oggi rivela che in ogni persona che incontro c’è un’identità
nascosta, una regalità segreta: Cristo, re dell’universo, che si è immedesimato
con lei. Se ha una predilezione è per i piccoli, i poveri, gli infelici, gli
scartati dalla società, quelli che umanamente contano di meno o non contano per
niente. Con loro e per loro anch’egli si è fatto piccolo, povero ed è stato
scartato, deriso, emarginato, torturato in maniera disumana, ucciso.
Tutti
sappiamo che, alla fine, dovremo comparire davanti a lui. Come i cercatori di
Dio d’ogni tempo, d’ogni luogo, d’ogni religione, anche noi bramiamo vedere il suo
volto: “Il tuo volto, Signore, io cerco”. Come apparirà, come si mostrerà, come
sarà quell’incontro tanto atteso, al cui pensiero si alternano gioia e timore?
Quale sorpresa, quale meraviglia scoprire che il suo volto avrà il volto delle
tante persone incontrate in vita!
Il
criterio di giudizio è presto stabilito. Vedremo quanti ci sono passati accanto
e si svelerà il segreto: era il Signore! Il criterio di salvezza non sarà: ti
ho pregato, ti ho amato… Non sarà bastato aver detto “Signore, Signore…”.
Occorrerà aver ascoltato, accolto, amato, servito lui là dove egli era veramente:
nei nostri fratelli e sorelle. Lui eri loro e loro erano lui.
E se
una predilezione dovremmo avere è quella che egli ha avuto! “I poveri
sono i tuoi padroni – scriveva uno che conosceva bene questa pagina di vangelo
e che vi ha aderito con tutta l’anima, Vincenzo de Paolo –, padroni
terribilmente suscettibili ed esigenti: te ne accorgerai. Più essi saranno
brutti, sporchi, più saranno ingiusti e volgari, più tu dovrai amarli”.
In quell’ora della verità, verrà in luce non soltanto la
vera identità degli altri, ma anche la mia: amo, quindi sono; non amo, quindi
non sono. Il giudizio è già espresso. Se ho amato sarò per sempre, se non ho
amato non sarò più, perché mai sono stato, condannato a un’esistenza in
negativo. “Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore”.
Perché ci ama per primo e ci vuole salvi, Gesù ha già
anticipato la domanda dell’esame finale. Sarei insensato se non mi allenassi a
rispondere bene. Ora so dove egli è, so qual è il suo volto.
Il tuo volto,
Signore, io cerco,
mostrami il tuo
volto,
che lo riconosca
sul volto dei
fratelli,
soprattutto in
quelli in cui è più difficile
scoprirlo,
perché sfigurato.
Se ti sei fatto
me,
come ti sei
fatto loro,
insegnami ad
amarti in loro,
con il tuo
stesso amore,
ed a servirti in
loro
senza risparmio,
per amarti con i
fatti
e nella verità.
Dona anche a me,
come a loro,
la tua
benedizione
e così ricevere,
in dono da te,
il regno del
Padre tuo.
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