Roma è
sempre generosa nella sua proposta culturale e i romani rispondono con
altrettanta generosità. Ieri seri, con il solito biglietto a 1 euro, si sono
aperti i Musei capitolini a musica e incontro con gli scrittori.
Nell’esedra
di Marco Aurelia ho seguito lo splendido concerto della Sweetwater Jazz Band, e
nella sala della Pinacoteca l’incontro con Edoardo Albinati, premio Strega
2016, che ha commentato la statua di Marsia.
Nonostante
la lunghezza della conferenza di Edoardo Albinati (è abituato alla lunghezza,
vedi le 1294 pagine dell’ultimo romanzo) il pubblico numeroso è rimasto
incollato alle sedie e in piedi, tanto ero intenso erudito e avvincente il suo
discorrere.
Nel suo
ripercorrere l’iter letterario e artistico del mito di Mursia che sfida Apollo
nel suo campo musicale, perdendo e conseguentemente essere scorticato vivo,
Albinati non poteva non fare riferimento all’inizio del Paradiso di Dante, dove
il poeta chiede al dio delle arti l’ispirazione per la terza Cantica:
Entra nel
petto mio, e spira tue
sì come
quando Marsïa traesti
de la vagina
de le membra sue.
Mi pare
che qui Dante chieda semplicemente al dio di entrare in lui con quella forza
lirica che mostrò nella competizione con Marsia, quando lo tirò fuori dall’involucro
della sua stessa pelle.
Diversa l’interpretazione
di Albinati: Dante chiederebbe dal dio di fare a lui quello che fece a Marsia,
di scorzarlo dell’umano per poter essere liberato da se stesso ed avere così
accesso al paradiso.
Un’interpretazione
forzata, eppure suggestiva.
Al di là
di quanto Dante intendesse con queste parole, è proprio vero che il passaggio
dal mondo dell’inferno e del purgatorio a quello del paradiso richiede una
completa metamorfosi, occorre cambiare “pelle”.
Sono poi
stato a vedere la statua di Marsia, nello stesso museo. Di una potente
drammaticità. Sembra un Crocifisso. E l’accostamento tra Marsia scorticato e
Cristo in croce non è troppo azzardato.
Ovidio
colloca il mito nelle sue Metamorfosi e fa gridare a Marsia: “Perché mi sfili
dalla mia persona?”. Dalle sue lacrime e da quelle di tutto il creato attorno si
operò la metamorfosi e sgorgò il fiume che porta lo stesso nome: Marsia.
Anche nel
Crocifisso si opera una metamorfosi, che lo porta ad essere il Signore della
gloria.
È un
passaggio obbligato?
Essere
tratti fuori, “sfilati”, “scorticati”, per accedere al paradiso, al proprio
vero essere.
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