Aveva letto
la risposta di Gesù ai Sadducei. Gli avevano posto una delle solite domante a
tranello, un po’ volgare per la verità: chi dei sette mariti avuto in questa vita
l’avrebbe avuta per sé nell’altra vita. In questa vita, aveva risposto Gesù, ci
si sposa, nell’altra no. Le parole di Gesù erano stato molto più belle,
parlavano soprattutto del Dio della vita, ma era questa la sostanza e aveva suscitato
in apa Pafnunzio un’altra domanda: “Perché io, in questa vita, non mi sono
sposato?”.
Prese il
papiro che gli aveva rilargato uno dei carovanieri, lo piegò in due parti e su
un lato scrisse: “Perché in questa vita ci si sposa”, sul lato a fianco: “Perché
nell’altra vita non ci si sposa”.
Un’antica
raccolta di Detti dei padri del deserto riporta questo raro scritto di apa
Pafnunzio. Il testo è incompleto, forse per il deterioramento del papiro, ed è
giunto mutilo all’estensore della raccolta. Rimangono soltanto queste poche
righe:
In questa
vita ci si sposa per vincere la solitudine, già provata dal primo uomo, del quale
Dio ebbe compassione: “Non è bene che l’uomo sia solo”. Essere soli è di una
tristezza infinita.
Nell’altra
vita non ci si sposa perché Gesù ha promesso di essere con noi. L’ha promesso
al primo che ha messo piede nell’altra vita, il ladrone che gli era stato crocifisso
accanto: “Sarai come me, in paradiso”. Lassù saremo sempre con lui, e con lui
avremo la compagnia degli angeli e dei santi. Non saremo mai soli.
In questa
vita ci si sposa per vivere l’intimità tra due persone che si amano. Intimità d’affetti
e intimità fisica, mutua profonda conoscenza che dilata la persona oltre sé,
avvolge e si sente avvolgere.
Nell’altra
vita non ci si sposa perché vedremo Dio così come egli è, lo possederemo e ne
saremo posseduti, fino ad essere con lui una cosa sola, come lo sono il Padre e
il Figlio nell’unità dello Spirito Santo: “Dolcezza senza fine alla tua destra”, intimità perfetta e ineffabile.
In questa
vita ci si sposa per condividere il cammino della vita. Comunanza di ideali,
sostegno vicendevole nelle fatiche e nelle cadute, incoraggiamento reciproco
nel perseguire le più ardue mete, spartendo le piccole gioie d’ogni giorno.
Nell’altra
vita non ci si sposa perché saremo seduti a tavola, al banchetto di nozze, già
preparato per noi e Gesù ci servirà e non mancheremo di niente. Il cammino di
cielo in cielo, alla scoperta di sempre nuove realtà – perché Dio è infinito –,
sarà un viaggio di nozze e saremo accompagnati dallo Sposo.
In questa
vita ci si sposa per dare continuità alla vita, generando nuove vite. L’uomo e
la donna hanno bisogno di rimane, oltre la loro breve esistenza.
Nell’altra
vita non ci si sposa perché avremo la pienezza della vita, radicati nella fonte
della vita, e non si muore mai.
Si
interrompe qui la trascrizione del papiro di apa Pafnunzio. Poche righe, sufficienti
a spiegare la sua alta stima per il matrimonio, profezia della vita del cielo, e
il perché del suo celibato.
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