Il
centenario della morte di Charles de Foucauld è ormai passato da tempo, ma non
l’attualità del suo messaggio. Ho così potuto finalmente leggere l’articolo di
Mariella Carpinello, Charles de Foucauld.
Il magistero di una biografia, pubblicato sull’ultimo numero di “Claretianum”,
p. 11-61.
Ho
ripreso in mano e fogliato un vecchio album di foto, pubblicato nel 1957, sulla
sua vita e sui luoghi da lui vissuti, eloquenti come i suoi scritti.
La vita
del “Fratello universale”, come amava chiamarsi, nelle varie tappe che lo
portano sempre più lontano nel deserto e sempre più vicino agli ultimi, è
davvero il messaggio, un’interpretazione della vita nascosta di Gesù a Nazaret.
Ne è
convinto lui stesso quando scrive:
Non c’è altra strada che l’esempio, è
tanto più efficace in quanto non suscita alcuna diffidenza, dato che non trova
spazio l’apparenza dell’inganno o della seduzione. Che i fratelli e le sorelle
si sforzino di essere un Vangelo vivente per tutti quelli che stanno loro attorno.
Un
invito che nasce dalla sua esperienza e che costituisce il suo ritratto.
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