Fa riflettere
la scelta di questa parola, “defunti”, e non “morti”.
Secondo
l’etimologia la parola morte viene da una radice sanscrita mar-, (dal quale il nostro “marasma”), poi trasformato in mor-. Il suo significato è quello di
consumare, distruggere: la morte sarebbe la distruzione della persona.
Defunto
è invece il participio passato di defungi “compiere”. Il "defunctus vitā" è colui
che “ha compiuto il tempo della vita”.
A parte le etimologie mi piace pensare alla morte non come
a una distruzione, ma a un compimento, proprio come nella morte di Gesù, la cui
ultima parola fu: “È compiuto”, aveva portato a termine la missione che il Padre
gli aveva affidato.
A ognuno è stata affidata una missione, nessuna vita è
senza significato. La morte è portare a termine la missione, per iniziarne un’altra,
la vita del Paradiso.
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