La festa è cominciata già sabato mattina, 29 aprile, appena saliti in
treno a Roma, quando troviamo le prime persone dal Sud Italia in viaggio verso
Trento. Nel pomeriggio, per le strade della città, altri incontri, altri amici.
Ci siamo dati appuntamento per celebrare i nostri martiri del Laos, soprattutto
padre Mario, trentino, e il suo catechista Paolo. A sera, per la veglia di
preghiera, siamo presenti in 400 della famiglia oblata provenienti da tutta
Italia, da Palermo, Messina, fin su ad Aosta e Trieste, passando per la
Sardegna, Napoli, Firenze… Non manca nessuno! Questa volta la partecipazione
non è stata organizzato, ma la voce è passata di bocca in bocca ed eccoci di
nuovo insieme.
Con un gruppetto di amici visito la casa di Mario; Lucia ci racconta del
fratello, di quanto era ancora un bambino, dei primi mesi difficili, di quando
l’accompagnava ogni giorno all’asilo, di quanto appena undicenne partì per il
seminario... È lei che ha custodite le memorie, trascritto i diari, lavorato
per la nascita dell’associazione “Amici di Padre Mario”… Il pianoforte di Mario
è ancora lì in casa, ormai silenzioso come una reliquia. Il suo crocifisso oblato
già pronto, in una teca, per essere consegnato al vescovo così che domani possa
esporlo in cattedrale.
Domenica mattina, 30 aprile, il momento più intenso dell’intera
celebrazione: le testimonianze dei compagni di padre Mario Borzaga, tra episodi
ilari e commoventi. Mons. Staccioli, padre Gigi Sion, la sorella, i compagni di
seminario ci restituiscono un Mario pieno di umanità, poeta e musicista, contemplativo
e mistico. Ai racconti si alternano letture del diario, video con interviste,
immagini strappate alla storia. Infine la testimonianza dei Hmong, una
cinquantina, venuti dalla Francia con i loro costumi tradizionali. Tra loro il
primo battezzato da padre Mario; alcuni lo hanno conosciuto personalmente,
altri attraverso i racconti dei genitori… Sono il frutto più bello del martirio
di padre Mario.
Nel primo pomeriggio messa solenne nel duomo, gremito all’inverosimile.
Sono presenti tutti i sacerdoti della diocesi, oltre a una trentina di Oblati.
Mario è stato battezzato, in duomo, dove ha ricevuto la prima comunione,
ha celebrato la prima messa. La diocesi oggi lo riconosce come un figlio della
propria terra.
Più tardi lo spettacolo teatrale e musicale che ne rievoca la vita e l’intensa
spiritualità. Ci commuove. Soprattutto l’epilogo, con la notte oscura dell’anima,
la morte tragica condivisa dal catechista, il grido senza parole che conclude
la sua vita, lo stesso “alto grido” con il quale muore Gesù sulla croce.
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