domenica 14 maggio 2017

Vaticano nascosto: san Pellegrino



Ho accompagnato il nostro vecchio fratel Giuseppe in Vaticano. Sono ormai settantasette anni, o forse più, che vi va regolarmente per i suoi piccoli traffici, tra la farmacia, l’ufficio per le benedizioni… Ora occorre accompagnarlo perché le gambe non lo reggono più.
Così parcheggiò in via del Pellegrino (non sapevo neppure esistesse una via del Pellegrino), sbrigo le partiche mentre il fratello rimane in macchina, e prima di risalire vedo proprio davanti a me la modesta facciata di una chiesetta; neppure di questo conoscevo l’esistenza, ci sono ben altri monumenti in Vaticano! È la chiesa di san Pellegrino. Entro e non credo ai miei occhi. Silenzioso, nella penombra, mi appare un grande Cristo nell’abside dietro l’altare. Ne sono come magnetizzato tanto è bello. Gradatamente scorgo gli altri affreschi. Sono entrato in un tempio d’arte e di storia.

Nell’antichità e nel medioevo vi giungevano i pellegrini provenienti dal Nord, lungo la via Cassia, che li portava a Siena, Bolsena, Vetralla, Sutri. Arrivati sul Monte Mario potevano finalmente contemplare la città santa. Si rimettevano in cammino per l’ultima tappa fino alla via che introduceva nella basilica di san Pietro e che giustamente si chiamava, come oggi, via del Pellegrino, fermandosi alla chiesa di san Pellegrino, ormai a cento metri da piazza san Pietro.

Ascolto Antonio Paolucci, fino a poco tempo fa direttore dei Musei Vaticani:
“Qui i pellegrini ringraziavano il Signore per il buon esito della loro avventura, qui negli ospizi e nelle infermerie annesse trovavano accoglienza e conforto: un pasto caldo e un giaciglio, cure per i malati, consigli per la visita alle basiliche, alla Scala Santa, alle infinite prodigiose reliquie di cui brulicavano le chiese di Roma. In ginocchio di fronte al Cristo Pantocratore affrescato nel catino absidale e oggi dopo infinite ridipinture e restauri ridotto all'ombra dell'ombra di quello che era, i cristiani d'Italia e d'Europa capivano che la felicità è la fine del viaggio, che il viaggio è metafora della vita, che il Paradiso attende ogni credente sotto il cielo”.
La chiesa in seguito divenne la cappella delle Guardie Svizzere, poi un pollaio, ora la cappella della Gendarmeria vaticana.

Un gioiello piccolo, nascosto, nell’immenso tesoro vaticano. Rimane un luogo nel quale si può pregare e contemplare, come gli antichi pellegrini, quel Cristo glorioso che è la vera meta di ogni viaggio.


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