“Da piccolo
andavo spesso con la mamma nei santuari di Maria. Per arrivare a Monte Odorisio,
nel santuario di Santa Maria delle Grazie, ci volevano 3 ore a piedi, a quello
di Santa Maria dei Miracoli a Casalbordino, 5 ore”.
Il bambino è
Beppino e la mamma Rosa. Il nostro Giuseppe D’Orazio era nato a Gissi, in
provincia di Chieti, il 24 febbraio 1920.
Dopo la quarta
elementare iniziò a lavorare in campagna, fino ai 19 anni, per aiutare i
genitori con 5 figli.
Nel gennaio
1939 nella sua parrocchia – Maria SS Assunta e san Bernardino – arrivano gli Oblati per la missione popolare. Vengono dal convento San Pasquale in
Vallaspra, ad Atessa. Giuseppe legge la “Voce di Maria”, la rivista degli Oblati portata dai missionari. “È il
primo soffio, molto leggero, del Signore, che chiama quando vuole. Andai a
visitare i padri ad Atessa, 2 ore a piedi. I padri furono molto gentili e mi
invitarono a pranzo. Vedendo i cuochi pensai che fossero dei domestici. Poi li vidi
uscire a passeggio vestiti da prete e con la croce oblata… Domandai al padre che
mi spiegò la vocazione del Fratello Oblato. Gli disse subito: Posso venire
anch’io? Mi dette l’indirizzo del Provinciale, gli scrissi e ricevetti la
risposta positiva. Era il segno chiaro che Gesù mi chiamava alla vita
religiosa.
In agosto
andai pellegrino a San Gabriele dell’Addolorata e a Loreto perché mia madre e i
parenti non volevano farmi partire. Al ritorno ricevetti il permesso.
Il 16 ottobre
1939 alle 6 di mattina, partii per Atessa poi la sera, alle 20.00 proseguii per
Pescara, Torino. A San Giorgio Canavese mi aspettavano per il pranzo, ma persi
il treno due volte. Così, dopo aver visitato un po’ Torino, la sera arrivai
finalmente a San Giorgio. Il 12 giugno 1941 pronunciai i primi voti, assieme ad altri cinque
Fratelli. Padre Rossetti era superiore e padre Morabito maestro dei novizi".
Nella stesura di questo racconto, in occasione dell'anniversario dei suoi voti, ha omesso un particolare che più volte ci ha raccontato. Dopo il noviziato tornò qualche giorno in famiglia. Così scoprì che la mamma era morta e che il papà nel frattempo si era risposato. A quei tempi le notizie viaggiavano lente o semplicemente non viaggiavano. Fu per lui un momento difficile che lo portò alla decisione che d'allora in poi Maria sarebbe stata davvero sua mamma. Si spiega così il suo forte attaccamento alla Madonna e la devozione a lei, espressa in mille modi.
"Ho vissuto 3 anni a San Giorgio Canavese - continua il racconto - e 5 a Oné di Fonte. Poi il
Padre generale, Leo Deschâtelets, mi diede l’obbedienza per Roma. Quando il superiore
generale mi vide… gli cascarono le braccia! Rimasi a Via Vittorino da Feltre
per 3 anni. Il 15 agosto 1950 venni a Via Aurelia 290 e poi… la storia di
questi 67 anni la conoscete”.
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