Ogni tanto,
scartabellando tra le vecchie carte, si trovano episodi deliziosi…
Il 10 marzo 1928 la
signora Guibal, marsigliese, di 90 anni, diede la sua testimonianza durante il
processo di beatificazione di Eugenio de Mazenod. Raccontò che quando il
vescovo di Marsiglia era in vita si diceva di lui: “Abbiamo un vescovo santo”. E
dopo la sua morte, “spesso ho sentito parlare con ammirazione e grande
venerazione di mons. de Mazenod come di un vero santo. Io stessa [aveva 23 anni
quando il vescovo morì], ho ammirato la grande semplicità, l’estrema bontà, la comprensione,
la carità”.
Tra i vari episodi, la signora
raccontò di una ballerina che, secondo le usanze del tempo, non poteva accedere
ai sacramenti. Una tale attività era infatti considerata disdicevole e
accordare pubblicamente la comunione a siffatte persone avrebbe suscitato uno scandalo. “Poiché
però questa persona era l’unico sostegno della madre e non aveva altro modo per
vivere che esercitare l’arte imparata da bambina – tra l’altro era una persona
devota –, Monsignore ammetteva lui stesso la danzatrice alla confessione e alla
comunione, nella sua cappella privata. Mi ricordo – conclude la signora Guibal –
che quanto parlavano di questo fatto lo trovavano di grande delicatezza e
carità”.
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