È risorto! Questa sì che è una notizia!
Non abbiamo bisogno neppure di nominare il soggetto: uno
solo è risorto!
Ma è una notizia attuale? Non è relegata nella notte dei
tempi e tritamente ripetuta d’anno in anno, senza più mordente? È a tutti nota
o per i più è soltanto un mito, quindi una non notizia?
Eppure quell’annuncio, la prima volta che si diffuse,
sconvolse Gerusalemme. Fu subito messo a tacere e il costo dell’operazione si
rivelò ben più alto dei 30 denari pagati per il tradimento. Inutile. A partire
da quella cittadina di periferia la notizia raggiunse i confini dell’impero. Si
cercò allora di soffocarla nel sangue. Inutile. La notizia aveva oramai
innescato un processo inarrestabile dando vita ad un popolo nuovo del quale
vennero a far parte uomini e donne d’ogni popolo e lingua. Di secolo in secolo
si ripeterono i tentativi per silenziare la notizia: confutazioni razionali,
dileggio, indifferenza, intimidazioni e di nuovo sangue. E per quella notizia
si continuò a morire, ostinatamente, in Cina, in Corea, in Giappone, in Uganda,
in Messico, in Spagna, in Russia… Quale nazione potremmo non nominare? Anche
oggi si continua a morire e a vivere! Sì, perché questa è una notizia che fa
vivere e per la quale, quindi, vale la pena morire.
L’evento che sta dietro la notizia è quello di Gesù di
Nazareth, profeta in Israele, ucciso con la più infamante e crudele delle
esecuzioni capitali, la crocifissione; sepolto e risuscitato il terzo giorno dal
Padre suo, da Dio, perché Egli è il Figlio di Dio.
Con la sua risurrezione è possibile ogni risurrezione. Non
è più vero che “non c’è niente di nuovo sotto il sole”. È accaduto una cosa
nuova, mai udita prima: la morte è stata vinta, assieme a tutto ciò che alla
morte assomiglia. L’ineluttabile fato non è più tale. La resurrezione e la vita
hanno rotto il ciclo della consumazione, sono penetrate nella storia, l’hanno
aperta ad un futuro di novità. Per sua natura non è un evento relegato al passato.
Se Egli è il Vivente lo è nell’attualità d’ogni presente, ora, qui.
La speranza si riaccende in questo nostro oggi, in mezzo
alla precarietà del lavoro, agli orrori della guerra, al dilagare
dell’ingiustizia, al pantano della stupidità, alla incertezza del futuro.
È una notizia che sorprende chi crede e chi non crede. “È
risorto veramente?”, si domanda il primo. Perché se è veramente risorto… “E se
fosse vero?”, può domandarsi il secondo. Perché se fosse veramente risorto…
Basterebbe anche soltanto l’ipotesi, l’utopia di una risurrezione.
C’è forse un modo perché la notizia torni ad essere tale:
mostrarne la straordinaria potenzialità negli effetti sociali, civili, cosmici
di cui essa è capace. Gesù è morto da solo, come un chicco di grano caduto in
terra (così aveva profetato) e risorge come spiga: moltiplicato, chiesa. È
questa la forza e l’attualità della Risurrezione, un evento che continua a
generare un popolo che è il suo corpo: Lui vivente e operante nella storia.
Mi viene da pensare all’atomo, impossibile da “fotografare”
eppure “visibile” nell’energia che sprigiona. Impossibile “mostrare” il
Risorto, eppure lo si può cogliere, come riflesso, sul volto e negli atti della
comunità nella quale Egli vive, per sempre. Vedi la spiga e pensi al seme che
l’ha generata.
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