Gesù (…) si
commosse profondamente [per la morte di Lazzaro] e, molto turbato, domandò:
«Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò
in pianto… Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al
sepolcro. (Gv 11, 1-45)
Dio è amante
della vita, vita della nostra vita, non vuole la morte del peccatore, ma che si
converta e viva. Per questo Gesù piange quando una vita muore, anche se sa che
è per una vita più vera. Egli stesso dona la tua vita e sa che il chicco di
grano deve morire per portare frutto e moltiplicare la vita. Questo non toglie
il dolore del distacco e della morte, anche di una foglia che cade, di un
riccio schiacciato al margine della strada.
Gesù piangi
di un pianto convulso, con singhiozzi che gli schiantano il petto. Piange come
piangiamo noi, piange perché ama d’amore vero, sincero, con il cuore. Un
anticipo di quel turbamento e di quell’angoscia che proverà lui stesso davanti
alla sua morte. Non c’è amore senza pianto.
Come è
uomo Gesù, egli che è vero Dio! Allora, ama veramente! Piange l’amico Lazzaro perché
amico: lo ama veramente.
Nell’ultima
cena ha detto che non ci chiamerà più servi ma amici. Mi considera dunque
amico. Piangerà anche su di me, alla mia morte? Sarà il segno che gli sono
caro. Un Dio che piange per me! Non so se altri mi piangeranno. So che egli mi
piangerà come nessun altro, perché mi ama come nessun altro: «Guarda come lo
amava!».
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