Giovedì
Santo, 13 aprile 2017. Quest’anno non sarò solo a fare la tradizionale visita
delle sette chiese, ma trascinerò con me qualche amico… ed ho preparato un bell’itinerario
che dalla Basilica di santa Maria Maggiore, giunge a Piazza di Spagna attraversando
il quartiere Monti. Tutti invitati…
Tradizione nata dall’intreccio del pellegrinaggio alle
sette chiese e della venerazione verso il sacramento eucaristico, conservato
per i giorni di venerdì e sabato santo.
Il pellegrinaggio alle sette chiese, di origine
medievale, nella forma più recente è dovuto a san Filippo Neri. Toccava le
grandi basiliche romane (san Pietro, san Paolo fuori le mura, san Giovanni in
Laterano, san Lorenzo, santa Maria Maggiore, santa Croce in Gerusalemme e san
Sebastiano).
Col tempo
acquistò un carattere penitenziale, spostandosi alla fine della Quaresima e
facendo memoria delle tappe di Gesù nel percorso della sua passione.
Al medio evo risale
anche la cosiddetta visita a quello
che impropriamente viene chiamato “sepolcro”,
il luogo dove al termine della messa nella Cena del Signore si ripone il ss.
Sacramento per la sua venerazione.
Nel 1988, la Congregazione
per il Culto divino, nel documento per la Preparazione e celebrazione delle
feste pasquali, stabilisce che «il tabernacolo o custodia non deve avere la
forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di “sepolcro”: infatti la
cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura
del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico per la comunione, che verrà
distribuita il venerdì nella passione del Signore». La custodia eucaristica è
un invito all’adorazione che segue la celebrazione della messa nella Cena del
Signore (cf Preparazione e celebrazione
delle feste pasquali, 55ss).
Introduzione
Visiteremo
le sette chiese assieme a sant’Eugenio de Mazenod, che ci parlerà dell’Eucaristia.
Un ricordo
Un giovedì santo – mi si
permetta questo ricordo personale – eravamo nella cattedrale di Marsiglia. Il
vescovo [mons. Eugenio de Mazenod] vi officiava con quella maestà dolce e
raccolta che lo rendeva celebre tra tutti i prelati, suoi contemporanei.
Improvvisamente lo vedemmo piangere e, pur sforzandosi, non riusciva a dissimularlo.
I seminaristi che circondavano il trono episcopale, colpiti dall’emozione del
Pontefice, lo guardavano con commozione. Se ne accorse e, rivolgendosi a uno di
loro, l’autore di queste righe, la cui miopia rendeva l’attenzione più fissa,
disse con quella semplicità che gli faceva conquistare i cuori: “Ragazzo mio, non
meravigliarti; oggi è l’anniversario della mia prima comunione!”. (Mons. Ricard, Mgr. de Mazenod évêque de
Marseille..., Paris 1892, p. 12)
Un invito
Vi invitiamo a santificare,
nelle vostre chiese, la notte tra il giovedì e il venerdì santo. Ci sta
veramente a cuore che questa grande notte, che ricorda la Passione di Cristo,
non passi, nelle vostre parrocchie, senza una adorazione continua del mistero
dell’Eucaristia, nella quale, secondo l’espressione di S. Paolo, annunciamo la
morte del Signore.
Fattosi vittima per la nostra
salvezza, viene allora solennemente esposto davanti a noi nello stato di
immolazione che ci ripropone, in tutto, la realtà della sua divina presenza,
quello che, in questa ora, ha sofferto per le nostre anime, prima di dare la
sua vita per il nostro riscatto. Non è una cosa meravigliosa, in questi momenti
preziosi, poter unirsi, senza alcuna riserva, alla sua persona, fondendo i
nostri sentimenti coi suoi, compatendo i suoi dolori, domandandogli perdono dei
nostri peccati e rendendo omaggio alla sua gloria, nelle profonde umiliazioni
che ha subito? (Lettera ai sacerdoti della diocesi di Marsiglia, 28 marzo 1857)
Basilica di Santa Maria Maggiore
L’Eucaristia vincolo di unità, fa la Chiesa
Come nella Chiesa primitiva i
cristiani avevano un cuor solo e un’anima sola, [così i fedeli riuniti per la
celebrazione eucaristica] hanno tutti un solo sentimento, una stessa parola e
una stessa voce. Nella celebrazione eucaristica la fraternità dei cristiani, la
loro unione con Dio si manifesta nel modo più sensibile; si sente che ci si
trova nella casa del Signore, solo vero legame degli spiriti e dei cuori.
Qualcosa dice all’anima che, soprattutto in questo momento, si realizza questa
parola del divino Maestro: là dove due o
tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (Mt. 18,20) per
concedere loro quello che chiedono. (Lettera
pastorale, Quaresima, 8 febbraio 1846)
Basilica di Santa Pudenziana
L’invito di Gesù nell’Eucaristia: Venite a me
La chiesa di S. Pudenziana fu costruita nel 145 da Pio I
sulla casa del senatore cristiano Pudente dove S. Pietro, secondo la
tradizione, soggiornò e battezzò le due figlie di Pudente, Prassede e Pudenziana.
Sant’Eugenio vi venne per l’adorazione eucaristica, in piena
notte, il 26 febbraio 1826.
Oh, quanto siamo ciechi
nell’avere in mezzo a noi la sorgente di ogni consolazione e ostinarci a non
voler andare ad attingervi. “Venite a me, grida incessantemente lo Sposo,
venite a me tutti voi che soffrite i tormenti della vita e che siete
nell’afflizione, e io vi ristorerò. Il mio desiderio più grande è stare con i
figli degli uomini. Sono rimasto sulla terra dopo la mia gloriosa Ascensione,
solo per dare ad ognuno di loro il mezzo per dissetarsi alle mie sorgenti vive,
per dissetarsi dall’arsura che il duro viaggio della vita procura loro. Venite,
venite. Sono il pane di vita, sono la forza dei deboli, il sostegno di tutti.
Guai a chi rifiuta i miei inviti, perché chi non mangia la mia carne non avrà
la vita in sé. (Alla nonna, Caterina
Elisabetta Joannis, in occasione dell’onomastico, 3 dicembre 1810, “Écrits
oblats”, 14, 194-196)
Chiesa
del Bambino Gesù
L’Eucaristia: il Dio tra noi
La chiesa del Bambino Gesù fa parte di un convento e di un
collegio costruiti nel 1700 da papa Clemente XI per la Congregazione delle
Oblate Convittrici del Ss. Bambino Gesù.
Gesù si immola sui nostri altari
e rimane con noi nella santa Eucaristia. Aveva detto ai suoi discepoli che
sarebbe rimasto con loro tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli
(Mt 28,20) e questa promessa l’ha realizzata non solo con l’assistenza che
continuamente dà alla sua Chiesa, ma anche attraverso la sua reale presenza nei
templi che si è scelto perché siano il tabernacolo di Dio con gli uomini
(Ap 21,3).
E là, come nel cielo, è presente
in Corpo e Anima, in quanto uomo. È presente, in quanto Dio, con la sua
divinità essenziale alla sua persona, alla sua onnipotenza e al suo amore senza
limiti. La sua gloria è la stessa che in cielo, ma è nascosta sotto le
apparenze dell’Eucaristia.
Gesù Cristo, nell’Eucaristia, è
sul trono del suo amore e sull’altare del suo sacrificio. La sua infinita bontà
per gli uomini ve lo tiene perpetuamente incatenato. È, per così dire,
prigioniero della sua immensa carità. Vi rimane il giorno e la notte, mai
abbandona la dimora che si è dato per rimanere con noi. Nella sua vita
immortale non ha mai voluto separarsi dalla creatura umana e così abitare con
lei come nel tempo della sua vita umana. Così è presente nella nostra città
come nelle campagne, sotto i rivestimenti dorati come sotto i tetti di paglia,
nei più ricchi templi del mondo civilizzato come nelle più povere capanne delle
contrade selvagge, nei ghiacci del popolo come sotto i fuochi dei tropici. Si
trova dappertutto dove si trova la sua Chiesa; vuole essere dappertutto dove
c’è un’anima umana da amare e da salvare. È accessibile a tutti, sempre pronto
a riceverli, a intrattenersi con loro a parlargli interiormente, ad ascoltarli
e a riempirli di consolazioni, di benedizioni e di ogni tipo di grazie. (Lettera pastorale, 21 dicembre 1859)
Chiesa di San Pietro in Vincoli
Confidenza con Gesù Eucaristia
Sant’Eugenio venne in visita il 4 dicembre 1825. Ricorda che
qui sono custodite “le catene con cui fu legato il Principe degli Apostoli, sia
a Gerusalemme sia a Roma”, e che “sotto l’altare maggiore vi sono i corpi dei
sette fratelli Maccabei”.
Stamani, prima della comunione,
ho osato parlare al Maestro buono con lo stesso abbandono che avrei potuto
avere se avessi avuto la fortuna di vivere quand’era sulla terra. Gli ho esposto
le nostre necessità, gli ho domandato luce e aiuto, poi mi sono abbandonato
completamente a lui, senza volere assolutamente nient’altro che la sua santa
volontà.
Mi sono poi comunicato con
questa anima e, appena preso il prezioso sangue, mi è stato impossibile frenare
l’abbondanza di consolazioni interiori che mi hanno invaso, tanto che, malgrado
gli sforzi per non far apparire, al fratello che mi serviva la messa, quello
che passava per la mia anima, ho dovuto emettere sospiri e versare una tale quantità
di lacrime da bagnare il corporale e la tovaglia. Ero contento e, benché sia
tanto povero, sentivo di amarlo e di essere nella gratitudine. (A p. Tempier,
23 agosto 1830, “Écrits oblats”, 7, 216)
Chiesa di Santa Maria ai Monti
Cosa non si domanderebbe a Gesù Eucaristia?
Un giorno di aprile del 1579 alcuni operai, intenti a
demolire il muro di un fienile, udirono una voce che pregava di non far male al
bambino: stupiti, gli operai tolsero i mattoni con le mani e ritrovarono un
bellissimo affresco rappresentante la "Vergine con il Bambino". Una
donna non vedente di nome Anastasia, dopo aver visto la Sacra Immagine,
riacquistò la vista. Il ripetersi dei miracoli e la gran folla che ogni giorno
si accalcava dinanzi alla casa convinsero papa Gregorio XIII a dare l'assenso
alla costruzione della chiesa.
Il 2 aprile 1826 sant’Eugenio venne a pregare per una
mezz’ora sulla tomba di San Benedetto Giuseppe Labre, allora venerabile.
Mi metterò sull’inginocchiatoio
per adorare il nostro amato Salvatore con tutte le forze della mia anima 1. per
tributargli l’onore a lui dovuto; 2. in riparazione di tutti gli oltraggi che
riceve in ogni tempo, ma più particolarmente in questi giorni di dissoluzione;
3. per domandargli tutte le grazie che mi sono necessarie per governare
santamente il popolo che mi ha affidato; 4. per chiedergli perdono dei miei
peccati e di tutte le mie negligenze nel suo servizio e nello svolgimento di
tutti i miei doveri; 5. per supplicarlo di vivere e morire nella sua grazia.
Cosa non si
domanderebbe quando si sta ai piedi del trono della misericordia, si adora, si
ama, si vede Gesù, nostro maestro, nostro padre, Salvatore delle nostre anime,
e si parla con lui che risponde al nostro cuore con l’abbondanza delle sue
consolazioni e grazie! Oh! Come passa in fretta questa mezzora gradevolmente
utilizzata! (Diario,
7 febbraio 1839, “Écrits oblats”, 20, 41-42)
Guardatevi
dall'allontanarvi, anche un giorno solo, dal santo altare: è là che dovete
attingere la vostra forza. Al momento della comunione ditegli amorosamente
tutte le vostre pene... In spirito
abbracciate i suoi piedi, ditegli che non vi separerete mai da lui, che
volete amarlo e sempre, dopo mettetelo nel vostro cuore e non preoccupatevi di
niente. (A P. Jourdan, 30 marzo 1823)
Chiesa di S. Maria di Loreto
L’Eucaristia: l’amore nella più alta espressione
Fu costruita dalla Confraternita dei Fornari, nel 1507, su
una chiesa preesistente. Sull’altare
la tavola realizzata da un artista della
scuola di Antoniazzo Romano, la "Madonna tra i Ss. Sebastiano e
Rocco", qui trasferita dalla chiesa precedente.
Anche se in uno stato di gloria
come nel cielo, nella sua Eucaristia Gesù Cristo è misticamente, in uno stato
di immolazione e di vittima come sulla croce. È l’Agnello di Dio immolato
dall’inizio del mondo (Ap 13,8) per la salvezza degli uomini. Non solo è la
vittima, ma anche il sacerdote che si offre e si immola incessantemente per
noi. È il pontefice sempre vivo per intercedere a nostro favore (Eb
7,25), per attirare su di noi tutte le grazie meritate dal suo sacrificio…
Veramente ha annichilito se
stesso (Fil 2,7) per noi, come fece nella sua incarnazione quando prese
la forma di schiavo (Fil 2,7). Ha fatto ancora di più nel divino Sacramento
ha voluto diventare nostro cibo, incorporarsi a noi per rendere la nostra
unione con lui ancora più intima e, in qualche modo, identificarci con Lui.
Potremmo trascurarlo in quello che è lo stato dell’amore nella sua espressione
più alta? (Lettera pastorale, 21 dicembre 1859)
Basilica di San Marco
Adorare e fare adorare l’Eucaristia
Fu fondata nel 336 da papa Marco nel luogo dove S. Marco
Evangelista avrebbe vissuto nel suo soggiorno romano intorno al 41 d.C.
Quanto sarei
felice se, con tutti i gesti esteriori di adorazione che compio, potessi
insegnare alla mia gente come tributare omaggio a Gesù Cristo nel sacramento
dell’amore! Vorrei farmi ancora più piccolo e annientarmi alla sua divina
presenza per mettere in luce la gloria a lui dovuta e farlo onorare come si
deve. Vorrei rendere note all’universo intero le consolazioni interiori che
sperimento tutte le volte che compio questo dovere.
Sono felice di
vedere tributare a Gesù eucaristia questi omaggi, accompagno con un sentimento
intimo della mia anima l’atto esteriore che esalta la grandezza e la forza del
mio Dio e dico dentro di me che sì, ne è degno, che questo onore gli è dovuto.
Possa egli essere conosciuto e adorato da tutti gli uomini da lui redenti. (Diario, 10 febbraio 1839, “Écrits oblats”, 20, 44)
Conclusione: Cappella dell’adorazione, Piazza
Venezia
Mangiare la Pasqua
Con che mezzo solennizzerete
degnamente la festa di Pasqua e le altre feste cristiane? In questi giorni la
Chiesa chiama i suoi figli, li invita al sacro banchetto. Sono nozze divine che
celebra, in una santa unione, col suo celeste Sposo e desidera vivamente che
tutti i suoi siano ammessi a partecipare alla gioia di questa ineffabile unione
prendendo posto nella sala del banchetto dopo essersi prima vestiti dell’abito
nuziale. La vita cristiana è solo una perpetua comunicazione con Gesù Cristo.
Ci interessa, quindi, profittare con riconoscente fedeltà all’invito della
Chiesa per stringere sempre più i nostri legami col nostro Salvatore che desidera, incessantemente, ardentemente mangiare la Pasqua con noi
(Lc. 22,15).
Lo spirito della Chiesa è sempre
lo stesso: desidera che i suoi figli celebrino con lei le sue feste seduti alla
mensa dell’Agnello di Dio attorno a cui celebrerà con loro, in cielo, la festa
eterna. (Lettera pastorale,
Quaresima, 8 febbraio 1846)
Grazie motle Padre Fabio
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